Il Senato mette in guardia dal rischio di intrusione del narcotraffico nella controversa legge sulle telecomunicazioni

In un contesto in cui la sicurezza nazionale si intreccia con la tecnologia, il Senato della Repubblica lancia l'allarme su una minaccia preoccupante: la possibile infiltrazione della criminalità organizzata nel settore delle telecomunicazioni. Nel corso di una discussione storica che ha riunito 25 esperti, sono state analizzate le lacune legali presenti nell'attuale legge federale sulle telecomunicazioni e la radiodiffusione , promulgata nel 2014. Queste scappatoie potrebbero essere sfruttate dai gruppi criminali per ottenere concessioni o creare reti clandestine.
L'evento, intitolato "Analisi delle politiche delle telecomunicazioni e della radiodiffusione", è stato più di un forum accademico. È diventato uno spazio di denunce e proposte, in cui senatori, attivisti ed esperti hanno concordato sul fatto che l'attuale quadro giuridico non prevede meccanismi efficaci per impedire alla criminalità organizzata di partecipare, direttamente o indirettamente, al settore.
Javier Corral, segretario della Commissione per la radio, la televisione e la cinematografia, ha sottolineato che l'attenzione dovrebbe essere rivolta "a idee e argomentazioni, non a fobie o esagerazioni", per elaborare una legislazione solida, priva di scappatoie e dotata di strumenti giuridici efficaci.
Uno degli argomenti più dibattuti è stato l'obbligo per le aziende di conservare i dati di geolocalizzazione per lunghi periodi. Per Óscar Mondragón, del collettivo Free Internet for All, questa disposizione rappresenta un rischio latente in un Paese in cui la corruzione istituzionale è una costante: "I dati sensibili potrebbero cadere nelle mani di rapitori o narcotrafficanti".
Inoltre, la legge consente alla Procura della Repubblica di accedere alla posizione in tempo reale dei dispositivi mobili senza un ordine del tribunale. Attivisti come Jesús Robles Maloof hanno lanciato l'allarme: questo espone giornalisti, difensori dei diritti umani e cittadini delle zone violente a possibili ritorsioni o persecuzioni.
I timori del Senato non sono infondati. Esistono già casi documentati di gruppi criminali che hanno creato le proprie reti. A Michoacán, "Los Viagras" gestiva un servizio internet clandestino, costringendo i residenti ad abbonarsi al servizio sotto minaccia.
Aziende come Megacable hanno denunciato di essere state vittime di estorsioni, interruzioni di corrente e sabotaggi da parte dei cartelli, che pretendono addirittura il "diritto di precedenza" per consentire il funzionamento delle antenne o la posa dei cavi.
L'ex presidente dell'IFT, la commissaria Adriana Lombardi Inzunza, ha proposto di stabilire una clausola che impedisca che lo spettro resti inutilizzato e che le concessioni non finiscano nelle mani di gruppi legati alla droga. Secondo l'esperto, l'agenzia attuale non dispone degli strumenti legali per respingere le domande sospette.
"Oggi non possiamo legalmente impedire a qualcuno con legami criminali di richiedere una concessione. Questo deve cambiare", ha affermato.
L'ONG Article 19 ha alzato la voce, sottolineando che la legge attuale mette a rischio diritti fondamentali come la privacy e la libertà di espressione. Ha avvertito che ciò consente la censura dei contenuti online senza l'intervento della magistratura, che potrebbe essere utilizzata da gruppi criminali o addirittura da autorità corrotte per mettere a tacere le voci scomode.
Dal dibattito è emerso chiaramente che il Messico necessita di una riforma urgente e profonda del settore delle telecomunicazioni. È necessario stabilire filtri efficaci per l'assegnazione delle concessioni, proteggere i dati personali dei cittadini e garantire che né la criminalità organizzata né le autorità abusive possano abusare della tecnologia.
Una legislazione rigorosa non solo proteggerà le telecomunicazioni, ma salvaguarderà anche uno dei pilastri della democrazia: il diritto a un'informazione libera e sicura.
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La Verdad Yucatán