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Una questione di dignità

Una questione di dignità

Non voglio ingannare nessuno: come Presidente del Congresso, vorrei che non ci fosse bisogno di riformare la normativa per consentire ai giornalisti di svolgere il loro lavoro. Questa normativa potrebbe sembrare contraddittoria, perché la Spagna è governata da una Costituzione da 46 anni, che già riconosce e tutela il diritto a comunicare e ricevere informazioni veritiere. In altre parole, la libertà di stampa esiste; è la spina dorsale della nostra democrazia e ai giornalisti non serve fornire altri strumenti se non la loro professionalità.

Ma al Congresso, che ci piaccia o no, da qualche anno c'è un problema serio, di cui mi sono reso conto appena arrivato alla Camera dei Rappresentanti. È un problema ovvio e scomodo. Non si può fare giornalismo mentre un gruppo di facinorosi molesta i professionisti. Non ho mai assistito a niente del genere in tutta la mia carriera politica. Proteste, persecuzioni, puntamenti di dita, accuse, insulti. Litigare fino allo sfinimento di persone perbene che cercano di fare il loro lavoro. È una vergogna che questo accada in un Paese democratico come il nostro, al Congresso per giunta, ma il fatto è che accade. E dobbiamo trovare una soluzione.

Abbiamo approvato un accordo affinché i giornalisti possano svolgere il loro lavoro

La riforma dell'articolo 98 del Regolamento della Camera dei Deputati mira solo a eliminare un'anomalia: quella della maleducazione. Quella della mancanza di civiltà. Il nuovo testo limita le regole – ci sono regole ovunque, regole per la buona convivenza: non si può violare la dignità altrui, non si può interrompere l'ordine delle conferenze stampa, non si può insultare il prossimo. Sembra ovvio; non dovremmo aver bisogno che qualcuno ce lo ricordi. Questa riforma non intende limitare la libertà di stampa, né limitare alcun diritto, tutt'altro. Tutt'altro. Quello che abbiamo approvato è un accordo affinché, soprattutto, i giornalisti possano fare il loro lavoro. Perché non dimentichiamolo: senza giornalismo libero e veritiero, non ci sarà democrazia.

Decine di giornalisti parlamentari si radunano fuori dal Congresso.

Jesús Hellín / Europa Press

Ciò che le associazioni chiedevano, ciò su cui la maggior parte dei gruppi parlamentari ha concordato e ciò che chiunque abbia a cuore il bene comune esigerebbe è, molto semplicemente, che le conferenze stampa non vengano boicottate. I giornalisti dovrebbero poter porre domande e ascoltare le risposte, e che nessuno dovrebbe minacciarli o screditarli. Pertanto, sia chiaro che stiamo solo fornendo strumenti a persone impegnate e desiderose di fare il proprio lavoro, cosa che garantisce un diritto fondamentale dei cittadini.

Sia chiaro anche che i parlamenti, istituzioni centrali e fondamentali della democrazia rappresentativa, devono essere luoghi di parola, rispetto e convivenza. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Dentro e fuori l'Aula. Rispetto e convivenza: soprattutto e in ogni momento. Perché è la volontà del popolo – in ultima analisi, la sua dignità – ad essere in gioco.

lavanguardia

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