Perché dobbiamo abolire il sistema di asilo e costruire qualcosa di meglio

Fervente difensore dei diritti di asilo e dei rifugiati durante la crisi migratoria del 2015, l'influente settimanale liberale britannico "The Economist" ritiene ora che l'attuale sistema di accoglienza sia "rotto".
Le norme internazionali sullo status di rifugiato furono inizialmente create senza un piano completo. La Convenzione del 28 luglio 1951 relativa allo status dei rifugiati si applicava solo all'Europa e prendeva specificamente di mira i dissidenti sovietici per impedire che venissero rimpatriati e affrontassero l'ira di Stalin. Il testo stabilisce che chiunque abbia un "fondato timore" di persecuzione deve poter trovare protezione e non essere rimpatriato in un paese in cui la sua vita o la sua libertà siano minacciate (questo è il principio di "non respingimento" ). Nel 1967, il testo fu esteso a tutto il mondo.
La maggior parte dei paesi l'ha ratificato. Ma sempre meno lo stanno attuando. La Cina accoglie meno rifugiati del piccolo Lesotho e rimanda a casa i nordcoreani che rischiano il gulag. Donald Trump ha posto fine al diritto d'asilo negli Stati Uniti per quasi tutti i cittadini, tranne i sudafricani bianchi , e prevede di stanziare più fondi per espellere gli immigrati clandestini di quanto altri paesi ne destinino alla loro difesa. L'Occidente sta indurendo la sua posizione. In Europa, in particolare, le posizioni tra socialdemocratici e populisti di destra non sono più così distanti.
Il sistema è rotto. Progettato per l'Europa del dopoguerra.
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Importante istituzione della stampa britannica, The Economist, fondato nel 1843 da un cappellaio scozzese, è la bibbia per chiunque sia interessato alle notizie internazionali. Dichiaratamente liberale, promuove generalmente il libero scambio, la globalizzazione, l'immigrazione e il liberalismo culturale. Viene stampato in sei paesi e l'85% delle sue vendite avviene al di fuori del Regno Unito.
Nessuno degli articoli è firmato: una tradizione di lunga data che il settimanale sostiene con l'idea che "la personalità e la voce collettiva contano più dell'identità individuale dei giornalisti".
Sul sito web dell'Economist, oltre agli articoli principali del quotidiano, troverete eccellenti report tematici e geografici prodotti dalla The Economist Intelligence Unit, oltre a contenuti multimediali, blog e un calendario di conferenze organizzate dal quotidiano in tutto il mondo. In più: aggiornamenti regolari sui principali prezzi di borsa.
La copertura della rivista può variare a seconda dell'edizione (Regno Unito, Europa, Nord America, Asia), ma il contenuto è lo stesso; nel Regno Unito, tuttavia, alcune pagine aggiuntive coprono notizie nazionali. L'Economist è posseduto al 43,4% dalla famiglia italiana Agnelli, mentre la quota rimanente è ripartita tra importanti famiglie britanniche (Cadbury, Rothschild, Schroders, ecc.) e membri della redazione.
Courrier International