Dazi, il piano di Trump per l’Ue: a che punto sono i negoziati

Donald Trump tende la mano all’Ue, ma i leader europei non si fidano. Nonostante le dichiarazioni di ottimismo sugli accordi commerciali e l’apertura per un ulteriore rinvio di un mese sull’entrata in vigore dei dazi del 9 luglio, l’imprevedibilità delle mosse del tycoon non consentono di escludere nuove sorprese.
Lo dimostra la chiusura improvvisa al dialogo con il Canada, a cui il presidente Usa ha sbattuto la porta in faccia tirando in ballo l’Unione europea. I buoni propositi mostrati attraverso l’intesa firmata con il Regno Unito e la tregua sulle tariffe raggiunta con la Cina non bastano per stemperare del tutto l’offensiva commerciale mondiale degli Stati Uniti, i cui effetti saranno diversi Paese per Paese.
Il punto sui negoziatiLa proroga di 90 giorni sui dazi dopo il “Liberation day” del 2 aprile aveva dato il via alla fase negoziale con una quota del 10% alla dogana per tutti. Da allora le trattative portate avanti dagli Stati Uniti con il resto del mondo hanno dato pochi frutti.
L’accordo trovato con il Regno Unito, con la riduzione dei dazi sull’automotive dal 25 al 10%, ha incoraggiato Donald Trump, che nella conferenza dalla Casa Bianca ha assicurato un patto “imminente” con l’India e protocolli pronti con 4 o 5 Paesi, mentre il Segretario al Tesoro americano, Scott Bessent ha dichiarato che sono in corso dialoghi con 18 partner commerciali chiave per gli Usa.
Il tycoon ha però avvertito che trovare un’intesa con i 200 Paesi con cui sono in ballo i negoziati non sarà possibile e alcuni di questi dovranno pagare i dazi.
La tregua con la CinaDalla Casa Bianca, Trump ha intanto annunciato che il fronte più caldo della guerra commerciale, con la Cina, si è raffreddato grazie al consolidamento della tregua siglata nelle scorse settimane.
Dai dazi al 145% contro Pechino, gli Usa hanno abbassato la percentuale al 30, mentre la risposta del 125% del Dragone è stata ridimensionata al 10%. L’accordo quadro prevede l’accelerazione delle esportazioni cinesi di terre rare, magneti, componenti per l’industria elettronica, automotive e biomedicale.
La trattativa con l’Unione europeaAncora da giocare invece la partita con l’Unione europea. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha annunciato di aver ricevuto l’ultima controproposta sui dazi da parte dell’amministrazione americana.
Le condizioni sono state discusse dai leader europei nel Consiglio europeo andato in scena negli ultimi due giorni, ma il dibattito tra i 27 è ancora aperto, tra chi come il cancelliere tedesco Friedrich Merz vuole chiudere la trattativa in modo rapido, così come Giorgia Meloni, e chi come il presidente francese Emmanuel Macron non è convinto dell’accordo.
Il punto di caduta dovrebbe prevedere dazi del 10%, soglia ritenuta ragionevole da entrambe le parti ma che varierebbe e anche di molto a seconda dei capitoli commerciali. Del resto il piano non ha assunto ancora una forma concreta e i dettagli potrebbero fare la differenza sulla buona riuscita o meno dei negoziati.
Von der Leyen ha dichiarato di essere fiduciosa sulla possibilità di chiudere l’intesa entro il 9 luglio, ma di prepararsi all’eventualità che non sia soddisfacente.
Un’ipotesi per nulla lontana, visto che l’Unione europea è stata chiamata nuovamente in causa come la “cattiva” nelle rotte commerciali degli Stati Uniti.
La chiusura con il CanadaL’Ue, infatti, è stata tirata in ballo nell’interruzione improvvisa delle trattative con il Canada annunciata da Donald Trump. Un annuncio arrivato a stretto giro dopo l’ottimismo dichiarato in conferenza alla Casa Bianca.
Comunicando la chiusura con Ottawa, il presidente Usa ha bollato il vicino come un Paese con cui è difficile commerciare e che per questo nella prossima settimana si vedrà recapitare le nuove tariffe dei dazi Usa.
Il Canada sta copiando l’Europa, ma non funzionerà per l’Europa e non funzionerà per il Canada
QuiFinanza