Happiness, ex amministratori sotto inchiesta per bancarotta

Rimini, 5 luglio 2025 – Un’inchiesta alla ricerca della felicità. È quella che è finita nei giorni scorsi, come risulta da un avviso di conclusione indagini del pm di Rimini Luca Bertuzzi, a carico dell’imprenditore santarcangiolese Yuri Scarpellini – il creativo patron del marchio ‘Happiness’ – e della ex moglie Manuela Mussoni, in vista della richiesta di processo per una serie di cinque imputazioni, riconducibili alla presunta bancarotta fraudolenta connessa al fallimento della società di cui gli ex coniugi erano co-amministratori.

Gli orologi dell’inchiesta vanno riavvolti al febbraio del 2020, a quando insomma il tribunale di Rimini dichiarò fallita la ‘Piccoli e Grandi Srl’, la società amministrata dai due indagati che produceva il famoso marchio di moda riminese ‘Happiness’, lanciato proprio dall’imprenditore e creativo 62enne Yuri Scarpellini, difeso di fiducia dall’avvocato Umberto De Gregorio.
Un fallimento doloroso. Un crac che fece rumore, per l’azienda fondata tredici anni prima e che era poi diventata iconica grazie al marchio ‘Happiness’ e alla sua distintiva attività di serigrafia e stampa di magliette: vero e proprio must della moda e indossate da cantanti, attori e personaggi dello showbiz italiano. Una parabola di successi che era arrivata dalla riviera alla California, con l’apertura di una sede pure a Los Angeles, ma che è stata ripercorsa anche dalla Guardia di finanza di Rimini, la quale in diversi anni di indagini ha cristallizzato un mosaico di operazioni che Scarpellini e la ex moglie Manuela Mussoni, difesa di fiducia dall’avvocato Astorre Mancini, avrebbero messo in atto per dissipare il patrimonio e dissestare l’azienda provocando un ‘buco’ da quasi 10 milioni di euro.
Una catabasi finanziaria per la ‘Piccoli e Grandi Srl’ che, secondo le accuse mosse dalla procura, sarebbe cominciata già nel 2016. Tra quell’anno e il 2018, infatti, stando alle Fiamme Gialle Scarpellini e Mussoni avrebbero cosapevolmente mascherato la situazione economica, patrimoniale e finanziaria della ‘Piccoli e Grandi’, così contribuendo a provocare lo stato di dissesto dell’impresa. In particolare, nei tre bilanci finiti sotto la lente gli indagati a fronte di perdite complessive anche di 12 milioni di euro nel 2018, sarebbero arrivati a ridimensionare il passivo di circa 10 milioni, indicando di conseguenza patrimoni netti ritoccati al rialzo sempre per un delta di una decina di milioni di euro. La presunta esposizione fittizia di utili anziché di perdite e di un patrimonio netto anziché flagellato, avrebbe infatti consentito alla società in dissesto di ottenere così comunque finanziamenti e aumentando i debiti per più di tre milioni verso finanziatori e creditori.
Non solo. Poichè secondo le accuse Yuri Scarpellini e la ex moglie, sempre in qualità di co-amministratori della ‘Piccoli e Grandi’, prima del fallimento avrebbero anche compiuto pagamenti a sé stessi – attraverso bonifici ad altre società a loro riconducibili – per un totale di un milione e mezzo di euro, oltre ad avere dissipato altri 2.362.904,66 euro attraverso prelievi e ulteriori spostamenti di denaro con le causali più disparate verso società del figlio di Yuri Scarpellini e di sua moglie. Un corollario di accuse a cui si aggiunge l’aver aggravato l’agonia finanziaria della società evitando di richiederne il fallimento, pur essendo a conoscenza dei problemi finanziari che la martoriavano dal 2016 e determinando così un passivo nel patrimonio non inferiore ai 9 milioni e mezzo.
Proprio mercoledì, l’indagato Yuri Scarpellini è stato interrogato dalla Guardia di finanza su sua richiesta dopo il termine dell’inchiesta e, presto, ci sarà la fissazione dell’udienza preliminare.
“Va precisato che il mio assistito per l’epilogo della sua azienda ha già subito due procedimenti tributari e fiscali per i quali è stato sempre assolto con formula piena – ha scandito l’avvocato Umberto De Gregorio, raggiunto telefonicamente dal Carlino –. Ora, in sede giudiziaria siamo certi di fare emergere elementi nuovi e volti a dimostrare l’estraneità del mio assistito per determinate gestioni finanziarie dell’azienda, in quanto Scarpellini risultava essere il soggetto creativo e non amministrativo della ‘Piccoli e Grandi’. Un ruolo, quello di creativo, evidenziato anche da parte del curatore fallimentare la cui relazione è agli atti d’indagine”. La difesa di Manuela Mussoni, rappresentata dall’avvocato Astorre Mancini evidenzia invece “l’assoluta estraneità ai fatti addebitati, tenuto conto che la signora Mussoni nel corso dell’ultimo quinquennio prima del fallimento ha finanziato la società in cui credeva, non ha sottratto valore”.
İl Resto Del Carlino