Pil in aumento, cala il debito: più soldi per Meloni in Manovra

L’Istat ha pubblicato la revisione delle stime dei principali dati economici italiani per il 2023 e il 2024. Confermata la crescita dello 0,7% del Pil per lo scorso anno, mentre è stata rivista all’1% quella del 2023. Positivo anche il ricalcolo del debito pubblico in calo rispetto all’ultima revisione. Confermato anche che lo Stato è tornato a spendere meno di quanto ricava dalle tasse, se si escludono gli interessi sul debito.
Questi dati sono confortanti per il Governo, che dovrà utilizzarli per calcolare le disponibilità dello Stato in vista della Manovra. Dopo il miglioramento del rating, potrebbe inoltre calare anche la spesa per gli interessi sul debito.
Le stime sul Pil rimangono invariateL’Istat ha pubblicato le revisioni dei dati economici italiani, dal Pil al debito pubblico, per il 2023 e il 2024. Queste revisioni vengono diffuse periodicamente, perché i dati su cui si basano i primi calcoli di questi parametri sono spesso soltanto delle stime. Con il passare dei mesi, l’Istat raccoglie i dati ufficiali ed è quindi in grado di fornire calcoli più precisi.
Nell’ultimo documento pubblicato dall’Istat, si registra che:
- nel 2023 il Pil è cresciuto dell’1% e non dello 0,7% come inizialmente calcolato;
- nel 2024 il Pil è cresciuto dello 0,7%, come calcolato a marzo scorso.
I risultati sono entrambi positivi, anche quello del 2024. Il fatto che la stima dello scorso anno sia rimasta invariata nonostante quella del 2023 sia cresciuta sensibilmente, significa che, anche nel 2024, l’Istat aveva sottostimato la crescita italiana.
Migliora il debito pubblicoAnche i dati sull’indebitamento dello Stato sono migliorati per quanto riguarda il 2024:
- il debito è passato dal 135% al 134,9% del Pil;
- il rapporto deficit/Pil è passato dal 3,5% al 3,4%;
- l’avanzo primario è stato confermato allo 0,5% del Pil.
Di questi tre dati, il rapporto del debito con il Pil è l’unico che può essere visto come negativo, perché nel 2023 era del 133,9%. Questo aumento è dovuto sia a una crescita del debito (da 2.869 a 2.966 miliardi di euro) sia al rallentamento della crescita del Pil (dall’1% allo 0,7%).
Molto importante invece la riduzione del rapporto deficit/Pil. I dati confermano che, in un anno, la differenza tra quello che lo Stato spende e quello che incassa (il deficit) si è dimezzata, passando da 153 miliardi a 73 miliardi, e dal 7,2% al 3,4% del Pil. I parametri con cui l’Ue valuta la stabilità dei conti pubblici di uno Stato indicano come obiettivo da raggiungere un deficit del 3%.
Infine, è fondamentale anche il ritorno dell’avanzo primario. Se si esclude la spesa per gli interessi da pagare sul debito, lo Stato italiano ha incassato 11 miliardi di euro in più di quelli che ha speso, lo 0,5% del Pil. Non succedeva dal 2019 che l’Italia avesse un avanzo primario positivo. Prima del Covid-19 però, questo dato si aggirava attorno all’1,5% del Pil.
Cosa significano i dati Istat per la ManovraLa revisione dei dati Istat era tra le notizie più attese dal Governo in vista della Manovra. Le conferme e le stime al rialzo aiutano l’esecutivo, che deve stimare quanto potrà spendere senza compromettere i conti pubblici. Un’altra notizia positiva, dopo l’innalzamento del rating a BBB+ da parte di Fitch.
Meno debito e più crescita potrebbe significare anche più risorse per la legge di bilancio. Il Governo ha chiarito che la misura cardine della Manovra sarà la riduzione dell’Irpef per il ceto medio. Più in dubbio, invece, la possibilità di una Rottamazione quinques delle cartelle esattoriali, chiesta dalla Lega.
Se i conti economici dovessero dimostrarsi migliori del previsto però, il Governo potrebbe avere più risorse per realizzare anche questa proposta. Da valutare, inoltre, anche il blocco dell’aumento dell’età pensionabile, che ha un costo stimato di 3 miliardi di euro.
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