Polo nazionale della subacquea, nuovi bandi per le imprese


Il polo nazionale della dimensione subacquea (Pns) della Spezia mette sul piatto nuovi bandi per 10 progetti, aperti a aziende grandi, medie e piccole; e traccia le linee guida del futuro sottomarino dell’Italia. «Nei 18 mesi di vita del polo, che è stato inaugurato il 12 dicembre 2023 - ha affermato l’ammiraglio Cristiano Nervi, direttore del Pns e del Cssn (Centro di supporto e sperimentazione navale della Marina) - abbiamo promosso, contando anche quelli partiti la scorsa settimana, 18 progetti di ricerca, per investimenti potenziali vicini a complessivi 115 milioni di euro; i progetti, peraltro, sono cofinanzati al 50% quindi il contributo del polo è esattamente la metà; e finora a contratto siamo andati per 65 milioni, relativi ai primi 8 progetti. Ora ci concentriamo sui 50 milioni relativi ai 10 che abbiamo appena avviato».
L’occasione per fare il punto sull’underwater è stato offerto da Confindustria La Spezia, che ha organizzato un incontro tra i vertici del Pns, e le imprese del territorio. «Il polo - ha detto il presidente dell’associazione degli imprenditori, Mario Gerini - si propone come incubatore tecnologico nazionale, destinato a diventare un punto di riferimento per la ricerca e lo sviluppo in ambito subacqueo, non solo a fini militari, ma anche duali e civili: monitoraggio ambientale, sicurezza delle infrastrutture sottomarine, controllo delle risorse marine. Il valore di questa iniziativa risiede proprio nella sua dimensione aggregativa, in grado di creare relazioni ad alto valore tra persone, competenze, industria, ricerca, pubblica amministrazione, università e forze armate».
Si parla in concreto, ha proseguito, «della possibilità di costruire una vera filiera italiana della subacquea: solida, innovativa, competitiva a livello internazionale. Questo significa opportunità reali per le nostre imprese, ma anche occasioni preziose per attrarre nuove imprese, startup, competenze, investimenti esterni».
I bandi, ha chiosato Nervi, «si muovono lungo due direttrici tecnologiche: la creazione di una rete infrastrutturale subacquea per il monitoraggio, in tempo reale, dei fondali e lo sviluppo di un veicolo subacqueo multifunzione per operazioni militari, civili e industriali». Un veicolo, ha ricordato, esiste già. Si tratta «del Flatfish di Saipem che opera a 3mila metri di profondità; ma ogni sua componente è straniera. Noi, invece, vogliamo che l’Italia produca tutti le componenti, perché non debba dipendere da nessuno».
Per quanto riguarda la rete infrastrutturale, ha detto Nervi, «abbiamo stabilito che fosse opportuno sfruttare le dorsali di cavi per telecomunicazioni esistenti. Perché la fibra ottica può funzionare anche come sensore e il dato che noi acquisiamo con la fibra, o con altri sensori con cui arricchiremo la dorsale cavi, ci consentirà di comprendere che cosa si muove sott’acqua ed eventualmente anche classificare e trasferire il dato a terra, sempre via fibra ottica».
Le dorsali, ha chiarito l’ammiraglio, «saranno attrezzate anche con delle docking stations per poter interoperare con i veicoli. Bisogna immaginare appunto un veicolo che entra in una specie di garage subacqueo, si appoggia, come un iPhone alla base, si ricarica, trasferisce dati ad alta velocità e, senza mai tornare in superficie, rincomincia la sua missione, che può essere militare ma anche di ricerca, perché lo strumento è multifunzione».
Alle prime 8 call hanno partecipato oltre 100 realtà industriali e accademiche e, a partire dal 2026, saranno disponibili i primi prototipi sviluppati dalle società aggiudicatrici, tra le quali si contano Pmi e università. Entro l’estate 2027, invece, dovrebbe chiudersi la fase sperimentale. Le dorsali, quindi, non solo trasporteranno dati, ma dovrebbere anche essere in grado di rilevare anomalie e ricaricare mezzi subacquei con le docking stations.
Per quanto riguarda le 10 call appena lanciate, tre dei progetti a bando, per un importo medio di 10 milioni ciascuno, riguardano lo sviluppo di effettori, cioè strumenti, non necessariamente offensivi, in grado di proteggere le infrastrutture subacquee; di un particolare tipo di sonar e di un sistema di propulsione specifico per i veicoli autonomi subacquei.
Due progetti, per un importo rispettivamente di 5 e 6 milioni, ciascuno (sempre cofinanziati al 50%), riguardano lo sviluppo di materiali idonei a operare in ambienti subacquei estremi e di un Lidar, uno strumento di imaging basato su tecnologia laser, in grado di migliorare la qualità dell’immagine a distanze superiori rispetto ai sonar.
I restanti progetti (due da circa un milione, uno da 2 milioni e l’altro da 4 milioni) sono aperti all’iniziativa dei proponenti, cioè imprese e centri di ricerca. L’obiettivo è raccogliere proposte innovative, sia a basso livello di maturità tecnologica, mirate a esplorare nuovi percorsi o tecnologie ancora in fase iniziale, sia a Trl (Technology readiness level) elevato, volte ad accelerare l’utilizzo operativo di dimostratori già esistenti.
Dal 2027, ha affermato Nervi, «il fabbisogno finanziario del Pns si stabilizzerà attorno ai 35-40 milioni di euro l’anno mentre, in questo momento, il Mimit ci finanzia con 9 milioni l’anno, la Difesa con 3 milioni: Ma abbiamo scoperto che riscuotiamo l’interesse delle Regioni, tant’è che abbiamo già concluso un accordo con il Friuli Venezia Giulia, che ci finanzia, e altre sono interessate: in Liguria c’è un accordo di massima e poi c’è un interesse abbastanza spinto di Lazio e Campania. Ma chiaramente prima devono arrivare le imprese, le università e i centri di ricerca».
Intanto il Pns si allarga, alla Spezia, anche con nuove infrastrutture a terra. «Stiamo andando a contratto - ha detto Nervi - per il progetto di un’area di test a 250 metri di profondità. Occorre tener conto che oltre i 200 metri si realizzano condizioni abissali; quindi, eccetto che per la pressione, saremo in grado di testare tutti i dimostratori tecnologici che porteremo avanti: potremo fare omologazioni e test per tutti, non soltanto per la Marina militare e non solo per i nostri progetti, ma anche per quanti vorranno venire a fare prove in un contesto unico».
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