Se il medico chiede soldi per il certificato di malattia è corruzione

Redatto dal medico di base, il certificato medico di malattia è un documento ufficiale che comprova la temporanea impossibilità a svolgere l’attività di lavoro e contiene le informazioni generali sul problema di salute, i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore, la sua data di rilascio e l’indirizzo di reperibilità per la visita fiscale.
Ebbene, con sentenza 19409/2025, la Cassazione ha spiegato che è reato chiedere denaro – anche una modica cifra – per emettere certificati medici di astensione dal lavoro, tanto che non si può applicare la causa di non punibilità per tenuità del fatto. Vediamo insieme la vicenda e chiariamo a cosa si deve stare attenti per evitare rischi di ambito penale.
Certificato medico a pagamento: il casoLa vicenda finita all’attenzione della Corte riguardava un dottore che, come emerso dai fatti di causa, per due volte aveva chiesto 30 euro per il rilascio del certificato di malattia e, in altre occasioni, aveva chiesto denaro senza indicazione di uno specifico compenso.
L’uomo aveva cercato di approfittare del ruolo che la legge gli riserva, ossia quello di professionista avente il compito di svolgere un’apposita visita medica per giustificare la successiva assenza dal lavoro.
Il suo comportamento non era evidentemente passato inosservato, costituendo infatti la base per un processo penale.
La disputa attraversò tutti i gradi di giudizio e, in particolare, la Corte d’Appello ribadì le conclusione del tribunale di primo grado, sentenziando la condanna nei confronti del medico di medicina generale, ritenuto responsabile della violazione dell’art. 322, comma 3, del Codice Penale, secondo cui è punito:
il pubblico ufficiale [oppure] incaricato di un pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro o altra utilità per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri.
Oltre a palesi conseguenze sul fronte deontologico, l’uomo rispondeva dell’illecito di istigazione alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
In sostanza il meccanismo – una sorta di ricatto – prevedeva l’emissione del documento dietro il pagamento di una “tangente” da parte del lavoratore. Tuttavia, il medico non accettò l’esito del secondo grado di giudizio e si rivolse alla Cassazione.
Certificato di astensione per malattia | |
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🩺 Cos’è | Documento medico che attesta l’incapacità temporanea a lavorare per motivi di salute |
👨⚕️ Chi lo rilascia | Il medico di base o un medico convenzionato con il Ssn |
📡 Come viene trasmesso | Dal medico all’Inps in via telematica Il datore di lavoro lo visualizza tramite sistema |
📌 Chi lo richiede | Il lavoratore appena insorge la malattia |
⏳ Durata | Stabilita dal medico Può essere prorogata con un nuovo certificato |
✅ Validità | Giustifica l’assenza e dà diritto all’indennità Inps – se prevista |
📞 Obblighi del lavoratore | Comunicare l’assenza e garantire la reperibilità negli orari previsti |
🔍 Controlli | Possibili visite fiscali da parte dell’Inps o su richiesta del datore di lavoro |
Presso i giudici di piazza Cavour fu contestata la correttezza del ragionamento che portava la Corte territoriale a infliggere la sanzione penale.
L’uomo in particolare sosteneva che i giudici di merito non avessero tenuto in adeguato conto alcuni fattori, tali da escludere la responsabilità del medico di base.
Ma i toni informali e amichevoli delle richieste di soldi, l’esiguità della somma e il fatto per cui nessuno dei pazienti avesse scelto di cambiare il medico di base, dopo questo comportamento, non bastarono a discolparlo.
Al contempo, invano il medico si difese sostenendo che – dalle testimonianze raccolte nel processo penale – non era emerso che i testimoni avessero compreso un rilievo penale del comportamento.
Nessuno di questi elementi servì al medico per sfuggire alla conferma della condanna a suo sfavore. E nessun possibile proscioglimento dalle accuse di istigazione alla corruzione poteva aversi per un’asserita particolare tenuità del fatto. La Cassazione si riferisce a quanto previsto dalla causa di non punibilità di cui all’art. 131 bis del Codice Penale, secondo cui in generale:
Violazione dei doveri e tendenza a commettere reatila punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo […] anche in considerazione della condotta susseguente al reato, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale.
Facendo riferimento al costante orientamento giurisprudenziale (ad es. Cass. 13681/2016, Cass. 28659/2017, Cass. 18891/2022) la Corte non ha assolto il medico, perché aveva violato i doveri di correttezza e lealtà nello svolgimento delle funzioni di incaricato al rilascio dei certificati di astensione dal lavoro.
In particolare, la reiterazione delle istigazioni alla corruzione aveva incastrato l’uomo e impedito di applicare la citata causa di non punibilità per tenuità del fatto. Anzi, la Cassazione ne aveva desunto una palese tendenza o inclinazione al crimine.
La Corte ha confermato anche la correttezza del ragionamento logico-giuridico dei giudici d’appello, richiamando in particolare il suo precedente 46494/2019 secondo cui:
Il certificato di malattia deve sempre essere gratuitoai fini della configurabilità del delitto di istigazione alla corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, l’idoneità dell’offerta deve essere valutata con giudizio ex ante, sicché la condotta può ritenersi inoffensiva solo se manchi l’idoneità potenziale dell’offerta stessa a conseguire lo scopo perseguito dall’autore, non rilevando la tenuità di essa, purché non sia del tutto irrisoria.
Per malattia del lavoratore si intende una condizione di salute alterata, che impedisce di svolgere normalmente le mansioni in contratto.
La legge e i Ccnl tutelano il dipendente, riconoscendogli la possibilità di assentarsi dall’ufficio senza il rischio di subire un licenziamento e garantendogli un adeguato sostegno economico.
Al contempo, nei confronti del datore, il lavoratore è obbligato a comunicare tempestivamente l’assenza per malattia (altrimenti rischia il licenziamento e pesanti sanzioni disciplinari), a presentare il certificato medico, ad assicurare di essere a casa in determinate fasce di reperibilità e a svolgere attività non incompatibili con la pronta guarigione
La sentenza 19409/2025 ci ricorda che il certificato medico di malattia non può mai essere subordinato a un pagamento extra.
È un diritto gratuito per il paziente. I medici di base, in quanto incaricati di pubblico servizio, non possono chiedere alcun compenso per il rilascio. Se sottobanco un medico chiede anche solo 10 euro per il certificato, rischia una condanna penale. Analogamente, se il paziente offre spontaneamente del denaro, il medico non deve accettarlo.
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