Apple, 500 miliardi negli Usa. La Casa Bianca: merito dei dazi
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New York — Quando pochi giorni fa il ceo di Apple, Tim Cook, aveva incontrato alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, molti si erano chiesti cosa ci fosse dietro. La risposta è arrivata ieri: Apple ha annunciato un piano di investimenti da 500 miliardi di dollari per i prossimi quattro anni negli Usa, il più grande stanziamento della sua storia. E l’assunzione di 20mila persone in Texas, dove aprirà uno stabilimento per produrre i server destinati alla Apple Intelligence e nuove macchine, che spingeranno la compagnia americana nella sfida all’intelligenza artificiale (IA).
La scelta di investire in uno Stato ultraconservatore e antiabortista che ha penalizzato le donne non è piaciuta ai fan del gigante di Cupertino, ma a Wall Street il titolo, a metà seduta, era salito di oltre un punto. I ventimila posti promessi rappresentano circa il 12 per cento di tutta la forza lavoro globale della compagnia, e una risposta alla guerra commerciale promessa da Trump al mondo intero. Le assunzioni riguarderanno i dipartimenti di ricerca e sviluppo, ingegneria e produzione. «Siamo ottimisti riguardo al futuro dell’innovazione americana e – ha spiegato Cook – siamo orgogliosi di rafforzare i nostri investimenti di lunga data negli Stati Uniti».
Dopo l’incontro con lui, il presidente aveva anticipato quello che poi è emerso: «Costruiranno qui – aveva rivelato durante la riunione con i governatori – invece che farlo all’estero, per non pagare le tariffe». Ieri, sul suo social Truth, il presidente ha scritto un messaggio a caratteri cubitali per ringraziare Cook e Apple, ricordando che questo investimento nasce perché «hanno fiducia in ciò che stiamo facendo, senza non avrebbero investito 10 centesimi». In realtà è la terza volta in sette anni. Nel 2018, durante il primo mandato di Trump, la compagnia aveva annunciato uno stanziamento da 350 miliardi in cinque anni, con l’obiettivo di creare – anche quella volta – ventimila posti. Tre anni dopo, nel 2021, a pochi mesi dall’inizio dell’amministrazione Biden, la compagnia aveva parlato di «accelerazione» degli investimenti negli States, promettendo di mettere sul piatto 430 miliardi in cinque anni, per 20mila nuovi posti di lavoro. La maggior parte degli iPhone, però, viene prodotta dal gigante di Taiwan Foxconn, che parteciperà alla realizzazione dell’impianto di Houston.
L’annuncio arriva un mese dopo quello di Trump di imporre dazi del 10% su tutti i prodotti provenienti dalla Cina. E resta l’ombra della minaccia di tariffe verso Messico e Canada. Cook, secondo il tycoon, ha deciso di spostare la produzione dal Messico agli Usa proprio per aggirare le tariffe. Foxconn ha già investito negli ultimi due anni per la costruzione di stabilimenti fuori da Taiwan, sia in Texas sia in Messico, dove già vengono assemblate le componenti per l’IA. L’anno scorso il gigante asiatico ha acquistato un terreno a nord di Houston: l’impianto verrà inaugurato il prossimo anno. Nel piano da 500 miliardi è prevista anche l’espansione dei data center Apple in Arizona, Nevada, North Carolina, Oregon e Iowa.
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