Chi ferma la Ducati? Bagnaia-Marquez, duello per la storia. Ma occhio a Bezzecchi e Acosta
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Poche ore allo spegnimento dei semafori in Thailandia per il via del Mondiale 2025 della MotoGP. In palio il titolo marche della Ducati vincitutto, 19 GP su 20 nel 2024, e soprattutto la corona di Jorge Martin, ottenuta con la Ducati Pramac e poi portata in Aprilia. Lo spagnolo è lo sfortunato protagonista dell’ultimo mese: per lui cerotti e punti di sutura per due operazioni, prima alla mano destra, poi al braccio sinistro, per altrettante cadute, rispettivamente nei test in Malesia e in allenamento. Un avvio molto più che a handicap per il pilota chiamato a scoprire il vero potenziale dell’Aprilia per cercare di insidiare le Ducati. Dai test pre stagionali, unica graduatoria oggettiva, è emersa una realtà inoppugnabile: le Desmosedici restano davanti a tutti. Con margine. Forse un po’ ridotto rispetto al passato, anche perché nel frattempo le moto di Borgo Panigale sono passate da otto a sei in griglia per il passaggio del team Pramac sotto l’ala della Yamaha, ma restano il riferimento in pista.
La superiorità Ducati è talmente marcata da potersi permettere il lusso di cestinare (in senso buono, eh) la moto del 2025, con un potenziale maggiore, ma difficile da estrarre a breve termine, per “accontentarsi” di sfruttare al meglio l’accordatissima GP24 della scorsa stagione che diventa una GP25 grazie ad alcune modifiche di elettronica e sospensioni. I due galli in rosso, Pecco Bagnaia e Marc Marquez sono attesi a un palpitante testa a testa. Lo spagnolo, bravo a schermirsi e spostare la pressione sugli altri, ha però il ghigno di chi sa di essere al posto giusto per riconquistare un titolo che gli manca dal 2019. Bagnaia vorrà impedirglielo. Lui, il padrone di casa del box Ducati, ha la pressione di dover reggere il confronto con un compagno mai così ingombrante, ma pure la caratura per dimostrare di potercela fare. Entrambi dovranno limitare gli errori: le scivolate di Marc alla ricerca del limite e le cadute di Pecco per poca lucidità in gara, peccato fatale l’anno scorso, potrebbero essere letali.
Alle loro spalle occhio ad Alex Marquez con la GP24 del team Gresini, finalmente a livelli tali, su giro e passo, da non fare sempre ripetere che si tratta del “fratello di”, ma pure a Franco Morbidelli che è l’unico dei ducatisti a non aver cambiato moto (GP24) e pare rinfrancato dal poter correre nel suo team di casa, quella VR46 in cui è cresciuto: la sua sarà una stagione chiave per capire se il meglio è alle spalle o può nutrire ambizioni. Il suo compagno Fabio Di Giannantonio ha il jolly dell’unica altra Ducati ufficiale oltre a quelle del team factory, ma il limite di aver perso quattro quinti dei test per una caduta improvvida. Può lottare per il podio, ma parte di rincorsa e non pare il primo inseguitore. Per il ruolo di “primo degli altri” vanno segnati due nomi: Marco Bezzecchi e Pedro Acosta.
Bez, uscito dall’ovile VR46, ha preso in mano lo sviluppo dell’Aprilia orfana di Martin con personalità e velocità: potrebbe essere la grande occasione del salto di qualità. La stellina spagnola ha improntitudine e doti per giocarsi le posizioni nobili. Molto del suo rendimento dipenderà dalla qualità degli sviluppi che la Ktm potrà garantire in una fase delicata: i creditori del Gruppo hanno accettato il piano di ristrutturazione del debito, ma il clima resta incerto. Potrebbero risentirne soprattutto i nuovi arrivati, Maverick Viñales ed Enea Bastianini (Tech3) che devono adattarsi a una moto molto diversa da quelle che avevano prima. Speranze giapponesi Le giapponesi Yamaha e Honda sono cresciute un po’, anche grazie alle concessioni massicce, con picchi di Iwata e una leggera progressione della Casa di Tokyo. Fabio Quartararo ha fatto vedere qualche lampo da podio in Malesia, salvo rientrare in parametri da top 10 in Thailandia: si attende la controprova in un processo di sviluppo in cui c’è pure l’apporto del team Pramac, certo volano di crescita. La Honda, infine, ha dato dei segnali di ascesa, sia per ambire alla top 10, sia per rinvigorire i piloti. Joan Mir sembra rinfrancato e fiducioso e Luca Marini deciso a raccogliere la lunga semina: per entrambi sarà un crocevia delle loro carriere.
La Gazzetta dello Sport