Il deficit preoccupa Francesco: nominata una commissione per aumentare le donazioni
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Le questioni celesti si mescolano con quelle terrene. Mentre il Papa è in ospedale si prega, si parla di santi e concistori, ma in queste ore il Vaticano ha anche formalizzato una prosaicissima decisione sui soldi, e che decisione. Nasce la Commissio de donationibus pro Sancta Sede, commissione permanente dedicata alla raccolta di donazioni e offerte. Fundraising, insomma. La mossa ha dell’eclatante, ed è la logica conseguenza del deficit crescente che si registra Oltretevere. Il Papa ha firmato un chirografo l’11 febbraio, prima dunque di essere ricoverato, che è stato pubblicato adesso.
Le ragioni di un tabùSinora Oltretevere la raccolta fondi era rimasta quasi un tabù. Le offerte, beninteso, fanno parte da sempre della vita della Chiesa, Propaganda fide ha potuto mettere su per secoli le missioni grazie a donazioni e benefattori. Ma sulla raccolta fondi c’è sempre stata una qualche ritrosia. Per evitare di passare per una ong, o peggio ancora un’azienda. E perché c’è il rischio di fare concorrenza a diocesi, conferenze episcopali, ordini religiosi che in tutto il mondo già vivono della generosità dei fedeli.
I cinque paesi donatoriC’è però un problema. Ed è il deficit, che oltre il portone di bronzo è andato aumentando nel corso del tempo. I motivi sono diversi. Sono calate le offerte, conseguenza di lungo periodo del calo della pratica religiosa. I principali paesi contributori delle casse vaticane sono Stati Uniti, Italia, Spagna, Germania e Corea del Sud, ma anche in questi paesi gli introiti della Chiesa sono diminuiti trascinando in giù i trasferimenti al Vaticano. Negli Usa, poi, non poche diocesi hanno dichiarato bancarotta per i casi di abuso, i cattolici tedeschi escono ogni anno a frotte dalla Chiesa.
Il palazzo di LondraL’obolo di San Pietro, le offerte anche di piccola entità che i semplici fedeli mandano da tutto il mondo a Roma, è calato continuamente dal 2006, con una parentesi subito dopo l’elezione di Francesco. Sono calati i contribuiti dei grandi donatori. Ha pesato lo scandalo della compravendita-truffa del palazzo al centro di Londra. I benefattori più conservatori sono rimasti indisposti, specie Oltreoceano, dalle aperture di papa Francesco.
Disavanzo in aumentoIl deficit operativo per il 2023 è stato di poco più di 83 milioni di euro, 1.152 milioni di euro i ricavi operativi, 1.236 milioni le spese operative. L’anno precedente era stato di 78 milioni, ma il problema è di lungo periodo, la situazione prevedibilmente è in peggioramento. E così già nei mesi scorsi il Papa ha imposto tagli, frenato nuove assunzioni, riformato il fondo pensioni, chiesto ai cardinali una dieta dimagrante, valorizzato il patrimonio immobiliare.
Per la salvezza delle animeOra il Vaticano varca una soglia che sinora aveva evitato. «Considerata la situazione economica attuale», il Papa ha creato questa nuova commissione che dovrà «incentivare le donazioni con apposite campagne presso i fedeli, le Conferenze episcopali e altri potenziali benefattori, sottolineandone l’importanza per la Missione e per le opere caritative della Sede Apostolica, nonché reperire finanziamenti da volenterosi donatori per specifici progetti» presentati dalla Curia Romana (i dicasteri, le biblioteche, le fondazioni, le nunziature) e dal Governatorato, ossia l’amministrazione dello Stato pontificio. Francesco ha nominato per tre anni, ad experimentum, i sei membri: il presidente è monsignor Roberto Campisi, pezzo grosso della Segreteria di Stato, c’è Alessandra Smerilli, suora e economista, monsignor Flavio Pace, una rappresentante dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica e uno — nominato solo ieri — del Governatorato. L’obiettivo è aumentare gli introiti. Beninteso, per la salvezza delle anime.
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