Ipocrisia europea e finanziamenti occulti: il caso delle sovvenzioni segrete ai media
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Le indignazioni dei leader europei di fronte alle parole di J.D. Vance a Monaco, che ha criticato i metodi dell’UE nel finanziare e orientare le elezioni a favore di candidati allineati con l’agenda globalista e progressista, appaiono oggi sempre più ipocrite. Il recente scandalo delle sovvenzioni segrete dell’Unione Europea ai media dimostra infatti che ciò che è emerso finora non è altro che la punta di un iceberg, rivelando una realtà molto più profonda e sistematica di quanto le autorità europee siano disposte ad ammettere.
Non era mai accaduto prima, e ora accade di nuovo (fonte): alcuni giornalisti stranieri hanno scoperto che colleghi di diversi Paesi avrebbero ricevuto “sovvenzioni” dalla Commissione Europea per pubblicare articoli favorevoli alle politiche di Bruxelles.
Il quotidiano ungherese Mandiner ha rivelato che, poco prima delle elezioni europee, le autorità dell’UE hanno trasferito segretamente 132 milioni di euro a diverse aziende mediatiche tramite l’agenzia pubblicitaria privata Havas Media France. I destinatari finali di questi fondi non sono stati resi pubblici, ma secondo i giornalisti, l’obiettivo di tali finanziamenti era chiaro: orientare e manipolare l’opinione pubblica in vista delle elezioni.
Un sistema opaco e senza trasparenzaSecondo quanto riportato da Voce della Sera, citando un’inchiesta del Fatto Quotidiano, né la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen né la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, entrambe esponenti del PPE, hanno fornito informazioni su destinatari, importi o motivazioni di questi trasferimenti. I fondi sarebbero stati erogati tramite un framework contract (contratto quadro) – identificato dal documento Comm/Dg/Fmw/2023/30 del 5 settembre 2023 – assegnando all’agenzia pubblicitaria privata Havas Media France l’intero importo, aggirando così l’obbligo di rendere trasparenti i pagamenti sopra i 14.000 euro e di registrarli nel database pubblico ted.europa.eu.
Il contratto quadro avrebbe inoltre consentito di eludere la procedura di gara pubblica, mantenendo riservati i beneficiari e i dettagli delle transazioni. Anche il modo in cui Havas ha suddiviso i pagamenti tra i vari media rimane coperto dal segreto, nonostante le pressioni per una maggiore trasparenza.
Media italiani tra i beneficiari?L’inchiesta rivela che tra i media italiani coinvolti figurerebbero giganti dell’informazione come Rai, Mediaset, Sky, Corriere della Sera, Repubblica, Il Sole 24 Ore, Ansa, Agi, AdnKronos e Citynews. Il Fatto Quotidiano ha svelato che, in alcuni casi, i finanziamenti prevedevano la pubblicazione di articoli e servizi favorevoli alle posizioni di Bruxelles.
Particolarmente significativo è il caso di Repubblica, parte del gruppo Agnelli-Elkann, che avrebbe stretto una partnership con il Parlamento Europeo e la Commissione per la pubblicazione di contenuti a pagamento legati alle elezioni europee. Inizialmente, il valore dell’accordo sarebbe stato di 62.000 euro – cifra che non sarebbe stata messa a gara, in virtù delle esenzioni previste dal contratto quadro con Havas. In Italia, sarebbero inoltre in fase di definizione ulteriori accordi simili su larga scala.
La domanda che sorge spontanea è: se questi articoli e partnership rappresentano in realtà una forma di pubblicità politica mascherata, quanto è rimasta effettivamente indipendente la stampa europea?
Tecniche da regime autoritario nel cuore dell’EuropaI giornalisti che hanno portato alla luce lo scandalo denunciano che le tattiche adottate dall’UE ricordano quelle dei regimi autoritari, dove i media finanziati dallo Stato controllano il flusso delle informazioni mantenendo l’apparenza di un’indipendenza di facciata. La vera sorpresa? Questo sta accadendo nel cuore di un’Unione Europea che si presenta al mondo come paladina della democrazia e della libertà di stampa.
In passato, episodi simili venivano liquidati con la classica giustificazione: “Qui è diverso”. Ma oggi l’opinione pubblica sembra sempre meno disposta a tollerare spiegazioni di facciata.
Il caso delle ONG ambientaliste e il lobbying verdeA complicare ulteriormente la posizione della Commissione Europea è il recente scandalo legato alle “attività di lobbying ombra” a favore delle politiche verdi. È emerso infatti che Bruxelles avrebbe finanziato in segreto ONG ambientaliste impegnate nella promozione di riforme climatiche ambiziose. Queste ONG sarebbero state utilizzate per esercitare pressioni sui governi nazionali e sui membri del Parlamento europeo, bypassando i meccanismi democratici tradizionali.
Le responsabilità di Ursula von der LeyenAlla luce delle crescenti critiche rivolte a Ursula von der Leyen, sembra inevitabile che la Presidente della Commissione dovrà assumersi la responsabilità politica di quanto accaduto, sia per sé stessa che per i funzionari e gli intermediari coinvolti in questi scandali. In gioco non c’è solo la sua credibilità, ma anche quella di un’Unione Europea sempre più distante dai suoi stessi ideali di trasparenza, pluralismo e rispetto delle regole democratiche.
Tuttavia, tralasciando queste vicende sembra che tutta l’attenzione della leadership europea sia rivolta solamente ai problemi ucraini, che la UE stessa ha provveduto prima a dare il suo contributo nel crearla ed ora ad incentivarla, ostacolando attivamente l’opera di pacificazione.
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