Papa Leone XIV: L’Importanza di Osservare la Legge Naturale

La legge naturale, come principio universale iscritto nella struttura stessa dell’essere umano, rappresenta una bussola etica che guida l’uomo verso il bene e la verità. Non si tratta di un costrutto confessionale né di un’imposizione della Chiesa cattolica riservata ai suoi fedeli, ma di una realtà oggettiva che trascende culture, religioni e tempi.
Vivere ignorando questa legge – o riducendola a mera regola religiosa – è fuorviante e rischia di privare l’umanità di un fondamento essenziale per la convivenza e il progresso morale.In questo articolo evidenziaremo l’importanza di riconoscere la legge naturale, attingendo a fonti autorevoli della filosofia, letteratura e tradizione religiosa, fino a confrontarla con la visione espressa da Papa Leone XIV nel suo discorso del 21 giugno 2025 ai parlamentari di 68 paesi, che sarà riportato integralmente in calce.
In particolare, nel suo intervento ai parlamentari di 68 Paesi, il Papa ha affrontato numerosi temi urgenti del nostro tempo – dalla tutela del bene comune, alla libertà religiosa, fino alla sfida dell’intelligenza artificiale – ma è proprio il richiamo alla legge naturale che si impone come asse portante del suo discorso, offrendo un criterio unificante per rispondere con responsabilità alle sfide dell’epoca presente.
La Legge Naturale: un Principio UniversaleLa legge naturale è una norma intrinseca all’uomo, riconoscibile attraverso la ragione e la coscienza. Marco Tullio Cicerone, uno dei massimi pensatori dell’antichità, la definisce nel De Re Publica (III, 22) con parole illuminanti:
«Esiste una vera legge, la retta ragione, conforme alla natura, universale, immutabile ed eterna, che invita al dovere con i suoi comandi e distoglie dal male con i suoi divieti. […] Questa legge non è diversa a Roma o ad Atene, né oggi o domani, ma è eterna e immutabile, e governa tutti i popoli in tutti i tempi.»
Cicerone sottolinea che la legge naturale non è un’invenzione umana, ma una realtà immutabile e universale, anteriore alle leggi positive e radicata nella natura razionale dell’uomo.
San Tommaso d’Aquino, nel XIII secolo, ne approfondisce il concetto nella Summa Theologiae (I-II, q. 91, a. 2), definendola:
«La partecipazione della legge eterna nella creatura razionale.»
Per Tommaso, essa è accessibile a tutti, indipendentemente dalla fede, poiché scaturisce dalla ragione umana illuminata dalla natura creata:
«La legge naturale è impressa nell’animo di ogni uomo, sicché egli sa naturalmente ciò che è bene e ciò che è male.»
Anche al di fuori del pensiero cristiano, emergono intuizioni simili. Confucio, nella tradizione cinese, parla di un ordine morale naturale, il li, che guida l’uomo verso l’armonia con il Tao (la via universale). Nei Dialoghi (15.24) afferma:
L’Errore di ridurre la Legge Naturale a un Precetto Religioso«Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te»,principio che richiama la regola d’oro contenuta nella legge naturale.
Considerare la legge naturale come un’imposizione confessionale è un grave fraintendimento. La Chiesa non inventa questa legge: la riconosce e la promuove come patrimonio comune dell’umanità.
San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Veritatis Splendor (1993, n. 44), afferma:
«La legge naturale non è altro che la luce dell’intelletto infusa in noi da Dio. Per essa conosciamo ciò che si deve fare e ciò che si deve evitare.»
Ridurre la legge naturale a una norma religiosa significa ignorare la sua radice razionale e universale. Vivere come se essa non esistesse conduce a conseguenze gravi:
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relativismo etico,
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frammentazione sociale,
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assenza di un criterio condiviso per il bene comune.
Lo scrittore C.S. Lewis, nel saggio L’abolizione dell’uomo (1943), mette in guardia:
Percezione contemporanea e il Richiamo del Papa: un Confronto«L’uomo si autodistrugge, privandosi del criterio per distinguere il giusto dall’ingiusto»,negando quel principio universale che lui stesso definisce Tao.
Nel mondo di oggi, dominato dal relativismo e dall’individualismo, l’idea stessa di legge naturale è spesso respinta o ignorata.La libertà personale è esaltata in modo scollegato da ogni vincolo, e il concetto di un principio morale oggettivo viene percepito come una minaccia, non come una guida.
In questo contesto, questioni etiche cruciali – dalla difesa della vita alla bioetica, dalla famiglia all’intelligenza artificiale – vengono affrontate senza un riferimento condiviso, con esiti polarizzanti e conflittuali.
Il discorso di Papa Leone XIV, pronunciato il 21 giugno 2025 davanti ai parlamentari di 68 Paesi, si pone in netto contrasto con questa tendenza.Oltre a richiamare l’urgenza di promuovere il bene comune, difendere la libertà religiosa e affrontare con responsabilità la sfida dell’intelligenza artificiale, il Papa indica con forza la legge naturale come fondamento non negoziabile di ogni azione politica e sociale. Citando Cicerone e collegando questo principio alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), Leone XIV propone un ritorno alla ragione universale come base per la cooperazione globale.
È proprio questo punto – il richiamo alla legge naturale – ad emergere come il centro vitale del suo intervento, la chiave per rispondere con verità alle sfide della nostra epoca.
Legge naturale: principio universale che guida l’uomo verso il bene attraverso la ragioneCome insegnano Cicerone, Tommaso d’Aquino, Confucio e altri, la legge naturale è un principio universale che guida l’uomo verso il bene attraverso la ragione.Ignorarla o confinarla a un precetto religioso è un errore che mina le basi della civiltà e della giustizia.
Il richiamo di Papa Leone XIV è un invito a riscoprirla come patrimonio comune, capace di unire popoli e culture in un’epoca segnata da divisioni e crisi di senso.
Nota dell’autore del blogIl discorso integrale di Papa Leone XIV, da cui sono tratte alcune citazioni, è disponibile sul sito ufficiale del Vaticano: www.vatican.va.Invito i lettori a meditarlo alla luce di quanto esposto, per cogliere la profondità di un messaggio che non impone, ma illumina il cammino dell’uomo con la forza universale della ragione morale:
Udienza ai Parlamentari in occasione del Giubileo dei Governanti, 21.06.2025Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto in Udienza i Parlamentari in occasione del Giubileo dei Governanti.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:
Signora Presidente del Consiglio e Signor Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana,Signora Presidente e Signor Segretario Generale dell’Unione Interparlamentare,
Rappresentanti delle Istituzioni Accademiche e Leader Religiosi,
con piacere vi accolgo in occasione dell’Incontro dell’Unione Interparlamentare Internazionale, nel Giubileo dei Governanti e Amministratori. Saluto i Membri delle Delegazioni di ben sessantotto Paesi. Tra loro, un ricordo particolare va ai Presidenti delle rispettive Istituzioni parlamentari.
L’azione politica è stata definita da Pio XI, con ragione, «la forma più alta di carità» (Pio XI, Discorso alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana, 18 dicembre 1927). E in effetti, se si considera il servizio che svolge a favore della società e del bene comune, essa appare realmente come un’opera di quell’amore cristiano che non è mai una teoria, ma sempre segno e testimonianza concreta dell’agire di Dio in favore dell’uomo (cfr Francesco, Lett. enc. Fratelli tutti, 176-192).
Vorrei perciò, in proposito, condividere con voi questa mattina tre considerazioni che ritengo importanti nell’attuale contesto culturale.
La prima riguarda il compito, a voi affidato, di promuovere e tutelare, al di là di qualsiasi interesse particolare, il bene della comunità, il bene comune, specialmente in difesa dei più deboli ed emarginati. Ad esempio, si tratta di adoperarsi affinché sia superata l’inaccettabile sproporzione tra una ricchezza posseduta da pochi e una povertà estesa oltremisura (cfr Leone XIII, Lett. enc. Rerum novarum, 15 maggio 1891, 1). Quanti vivono in condizioni estreme gridano per far udire la loro voce e spesso non trovano orecchie disposte ad ascoltarli. Tale squilibrio genera situazioni di permanente ingiustizia, che facilmente sfociano nella violenza e, presto o tardi, nel dramma della guerra. Una buona azione politica, invece, favorendo l’equa distribuzione delle risorse, può offrire un efficace servizio all’armonia e alla pace sia a livello sociale, sia in ambito internazionale.
La seconda riflessione riguarda la libertà religiosa e il dialogo interreligioso. Anche in questo campo, oggi sempre più di attualità, l’azione politica può fare tanto, promuovendo le condizioni affinché vi sia effettiva libertà religiosa e possa svilupparsi un rispettoso e costruttivo incontro tra le diverse comunità religiose. Credere in Dio, con i valori positivi che ne derivano, è nella vita dei singoli e delle comunità una fonte immensa di bene e di verità.Sant’Agostino, in proposito, parlava di un passaggio dell’uomo dall’amor sui – l’amore egoistico per sé stesso, chiuso e distruttivo – all’amor Dei – l’amore gratuito, che ha la sua radice in Dio e che porta al dono di sé –, come elemento fondamentale nella costruzione della civitas Dei, cioè di una società in cui la legge fondamentale è la carità (cfr De civitate Dei, XIV, 28).
Per avere allora un punto di riferimento unitario nell’azione politica, piuttosto che escludere a priori, nei processi decisionali, la considerazione del trascendente, gioverà cercare, in esso, ciò che accomuna tutti.A tale scopo, un riferimento imprescindibile è quello alla legge naturale, non scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo, che trova nella stessa natura la sua forma più plausibile e convincente.
Di essa già nell’antichità si faceva autorevole interprete Cicerone, il quale nel De re publica scriveva:
«La legge naturale è la diritta ragione, conforme a natura, universale, costante ed eterna, la quale con i suoi ordini invita al dovere, con i suoi divieti distoglie dal male […]. A questa legge non è lecito fare alcuna modifica né sottrarre qualche parte, né è possibile abolirla del tutto; né per mezzo del Senato o del popolo possiamo affrancarci da essa né occorre cercarne il chiosatore o l’interprete. E non vi sarà una legge a Roma, una ad Atene, una ora, una in seguito; ma una sola legge eterna e immutabile governerà tutti i popoli in tutti i tempi» (Cicerone, De re publica, III, 22).
La legge naturale, universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell’agire, in particolare su delicate questioni etiche che oggi si pongono in maniera molto più cogente che in passato, toccando la sfera dell’intimità personale.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata e proclamata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, appartiene ormai al patrimonio culturale dell’umanità. Quel testo, sempre attuale, può contribuire non poco a mettere la persona umana, nella sua inviolabile integralità, a fondamento della ricerca della verità, per restituire dignità a chi non si sente rispettato nel proprio intimo e nelle esigenze della propria coscienza.
E veniamo alla terza considerazione. Il grado di civiltà raggiunto nel nostro mondo, e gli obiettivi a cui siete chiamati a dare riscontro, trovano oggi una grande sfida nell’intelligenza artificiale.Si tratta di uno sviluppo che certamente sarà di valido aiuto alla società, nella misura in cui, però, il suo utilizzo non porti a intaccare l’identità e la dignità della persona umana e le sue libertà fondamentali.
In particolare, non bisogna dimenticare che l’intelligenza artificiale ha la sua funzione nell’essere uno strumento per il bene dell’essere umano, non per sminuirlo né per definirne la sconfitta.Quella che si delinea, dunque, è una sfida notevole, che richiede molta attenzione e uno sguardo lungimirante verso il futuro, per progettare, pur nel contesto di scenari nuovi, stili di vita sani, giusti e sicuri, soprattutto a beneficio delle giovani generazioni.
La vita personale vale molto più di un algoritmo e le relazioni sociali necessitano di spazi umani ben superiori agli schemi limitati che qualsiasi macchina senz’anima possa preconfezionare.Non dimentichiamo che, pur essendo in grado di immagazzinare milioni di dati e di offrire in pochi secondi risposte a tanti quesiti, l’intelligenza artificiale rimane dotata di una “memoria” statica, per nulla paragonabile a quella dell’uomo e della donna, che è invece creativa, dinamica, generativa, capace di unire passato, presente e futuro in una viva e feconda ricerca di senso, con tutte le implicazioni etiche ed esistenziali che ne derivano (cfr Francesco, Discorso alla Sessione del G7 sull’Intelligenza artificiale, 14 giugno 2024).
La politica non può ignorare una provocazione di questa portata. Al contrario ne è chiamata in causa, per rispondere a tanti cittadini che giustamente guardano, al tempo stesso, con fiducia e preoccupazione alle sfide di questa nuova cultura digitale.
San Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, ha additato ai politici, come testimone a cui guardare e intercessore sotto la cui protezione porre il loro impegno, San Tommaso Moro.In effetti, Sir Thomas More fu uomo fedele alle sue responsabilità civili, perfetto servitore dello Stato proprio in forza della sua fede, che lo portò a interpretare la politica non come professione, ma come missione per la crescita della verità e del bene.Egli «pose la propria attività pubblica al servizio della persona, specialmente se debole o povera; gestì le controversie sociali con squisito senso d’equità; tutelò la famiglia e la difese con strenuo impegno; promosse l’educazione integrale della gioventù» (Lett. Ap. M.P. E Sancti Thomae Mori, 31 ottobre 2000, 4).Il coraggio con cui non esitò a sacrificare la sua stessa vita pur di non tradire la verità, lo rende ancora oggi, per noi, un martire della libertà e del primato della coscienza.Possa il suo esempio essere anche per ciascuno di voi fonte di ispirazione e di progettualità.
Illustri Signore e Signori, vi ringrazio per questa visita. Formulo i migliori auguri per il vostro impegno e invoco su di voi e sui vostri cari le celesti benedizioni.
Ringrazio tutti voi. Dio benedica voi e il vostro lavoro. Grazie.
vietatoparlare