Poco carattere, poche idee, poco attacco: cosa ha detto al Milan lo scivolone di San Siro

Che cosa ha detto la prima giornata di campionato sul Milan? Beh, che l’estate, come negli anni della scuola, è passata troppo in fretta: sembrava la 39esima giornata del 2024-25. Il Milan ha perso in casa con una piccola ed è stato fischiato dallo stadio, che comincia la stagione con il serbatoio della pazienza vuoto: c’è poco da consumare. Qui, in 5 punti, 5 spunti sul nuovo-vecchio Milan di Allegri.
Le grandi squadre si riconoscono perché hanno leadership, forza nello sguardo e nel linguaggio del corpo. Vincono i duelli, comandano le partite, reagiscono quando vanno sotto. Il Milan da tempo non ha nulla di tutto questo. Il Milan nell’ultima mezz’ora ha creato due occasioni, forse tre, senza arrangiare una reazione d’orgoglio. Non ha mai dato l’impressione di dominare la Cremonese, una delle due candidate principali a retrocedere. Allegri è stato abituato a frequentare spogliatoi di campioni, con molti leader pronti a guidare la squadra. Non può accettare che il Milan sia questo e San Siro, così silenzioso, aggiunge un problema. La gente, anche senza i suggerimenti della curva, potrebbe cantare di più.
La Cremonese si è difesa bene, ordinata, come Nicola dimostra di saper fare da anni: una linea da cinque, una da tre, due punte pronte a lavorare per dare una mano. Baschirotto è stato il migliore in campo – partita gigante, come lui – ma le difficoltà del Milan vanno molto oltre. Il Milan ha faticato a creare occasioni, è stato lento e prevedibile. I suoi giocatori da uno contro uno – Saelemaekers, Pulisic, Alex Jimenez – non si sono visti mai o quasi mai.
A fine serata si sono sentiti milanisti rimpiangere Theo Hernandez e Reijnders. Theo Hernandez nell’ultimo anno si è astenuto molte volte e il Milan ha giocato brutte partite anche con sua generosa responsabilità. Reijnders però no, Reijnders è stato quasi sempre all’altezza e al Milan avrebbe fatto parecchio comodo: una giocata in verticale, un’accelerazione, il tiro che nel suo secondo anno milanista ha trovato con costanza. Vendere i propri giocatori migliori di fronte a ottime offerte è logico per il bilancio ma in campo si sente, pesa, incide sulle stagioni. La terza assenza, forse, è quella che si è sentita di più: il polpaccio di Rafa Leao, con il senno di poi, ha dato una gran mano alla Cremonese. Se il Milan è questo, le improvvisazioni di Rafa saranno fondamentali, anche contro una squadra che si difende compatta, bassa e chiusa.
Oltre le critiche, un ragionamento sul Milan che Allegri ha costruito in estate. Il Milan oggi è una squadra con due mezze ali non particolarmente tecniche. Fofana si è confermato bravo a trovare i tempi per l’inserimento - in area, arriva senza gps - ma non trova quasi mai la porta. Loftus-Cheek ha confermato il vecchio script da giocatore fisico che sa calciare in porta ma a volte è misteriosamente soft, come il suo fisico non permetterebbe. I giocatori più tecnici sono altrove: Jashari è rimasto a lungo in panchina e Modric ha giocato da playmaker. Con il Bari ha funzionato, con la Cremonese no. Sarà un trend per tutta la stagione? Lo capiremo. Fofana e Loftus-Cheek, forse, finiranno per dividersi un posto.
E se perdere così alla prima giornata – non alla terza – fosse una fortuna? Il Milan ha ancora una settimana per cambiare la squadra con il mercato e in questa estate ha incassato 157 milioni, al netto dei bonus. Sono tanti e possono aumentare con la cessione di Musah. Le disponibilità non dovrebbero mancare. E' inevitabile che in società, nella notte e per tutta la domenica, si ragioni su nuovi investimenti: la necessità, in questi 90 minuti, si è mostrata chiara. Il Milan cerca un centravanti ma alcune domande si impongono. Tomori, con qualità tecnica sotto la media del ruolo, può essere il braccetto-terzino del Milan? De Winter probabilmente giocherà tanto ma l’impressione è che serva altro. Un altro difensore farebbe comodo? E ancora, Gimenez può essere l’unico centravanti, senza un numero 9 che possa entrare nel finale per cambiare la partita? Questa è facile: no.
La Gazzetta dello Sport