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Forza Italia è stufa di Meloni e Salvini: via alle prove di centro con Renzi e Calenda

Forza Italia è stufa di Meloni e Salvini: via alle prove di centro con Renzi e Calenda

Nervi tesi in maggioranza

Insofferente verso il trumpismo di Meloni e Salvini, FI potrebbe diventare il fulcro di un asse con Iv e Azione; da Milano al Sud del ribelle De Luca

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

“Siamo pronti a elezioni anticipate. La partita è già aperta”: la segretaria del Pd, da Trento, lancia la sua sfida e non sono parole spese a caso. Elly Schlein avverte gli scricchiolii nella tenuta della destra dopo due anni senza problemi di sorta. Sa quanto la legittimazione europea fosse importante per la tenuta di Giorgia Meloni e vede con non celata soddisfazione quella legittimazione traballare ogni giorno di più dopo lo sbilanciamento della leader della destra italiana a favore di Donald Trump. Punta a battere la rivale al suo stesso gioco: quello del consenso.

Se domenica la sinistra, con Silvia Salis, strapperà Genova alla coalizione di Giorgia l’effetto, anche sul piano psicologico, sarà fortissimo. Raggiungere il quorum nei referendum dell’8 e 9 giugno resta impresa difficilissima ma un’affluenza alle urne alta, fra il 35 e il 40%, costituirebbe un successo politico. Le elezioni regionali del prossimo autunno promettono di concludersi con una vittoria quasi schiacciante del centrosinistra e un risultato del genere, se confermato, potrebbe tirare la volata anche nel referendum confermativo sulla riforma della giustizia, dove non ci sarà lo scudo del quorum. La destra, a bocce ferme, resta comunque molto forte e probabilmente la stessa segretaria lo sa perfettamente, per quanto i sondaggi vadano sempre presi con le pinze e soprattutto in una fase di rivolgimenti continui e molto veloci come questa. Ma non è detto che le bocce restino ferme. Il disagio di FI a fronte non solo delle posizioni sempre più radicali della Lega ma anche dello slittamento “trumpiano” della premier e di FdI è evidente.

Sino a che l’argomento politico centrale, in Europa, è stato l’immigrazione per il centrodestra le cose sono in realtà state facili: l’intera maggioranza era sostanzialmente concorde e l’intera Europa convergeva su posizioni identiche. Ora che quella postazione è stata occupata dalla politica estera, dal riarmo e dai rapporti con Trump tutto diventa molto più difficile. Le divisioni interne ne vengono amplificate, la distanza con l’Europa che pochi mesi fa quasi impercettibile, si allarga a vista d’occhio. In una situazione simile non è del tutto fantapolitico immaginare quello strappo nella destra che a volte la famiglia Berlusconi sembra quasi auspicare, la separazione di FI dai due partiti radicali per dar vita, con la Azione di Calenda, con + Europa e forse con la Iv di Renzi a un vero polo centrista. Se mai le cose andassero così tutte le mappe della politica italiana andrebbero ridisegnate radicalmente.

Un polo centrista fra il 12 e il 15% si imporrebbe automaticamente come ago della bilancia. Il progetto di riforma elettorale con ricco premio di maggioranza oltre il 40% svanirebbe seduta stante: senza quel centro nessuno raggiungerebbe la soglia. Lo sconvolgimento politico-tellurico sarebbe in realtà di portata anche più complessiva. Con la destra moncata del centro anche la determinazione “testardamente unitaria” di Elly Schlein, la scelta cioè di allearsi a ogni costo con il M5S di Conte, vacillerebbe. Se una nuova legge elettorale eliminasse i collegi, di fatto tornando in pieno al proporzionale, non ce ne sarebbe bisogno. Ma anche con questa legge la partita nei collegi sarebbe, con quattro soggetti in campo, molto più aperta e di conseguenza molto meno costrittiva.

Si tratta, certo, di un orizzonte per ora essenzialmente fantastico. Ma con alcuni segnali che lo rendono meno fantapolitico: il dialogo tra Azione e FI a Milano, che se arriverà a qualche esito avrà conseguenze molto diverse da un allargamento del centrodestra ad Azione, peraltro difficilmente immaginabile data la presenza, per Calenda inaccettabile, della Lega. Ma ancora più importante potrebbe rivelarsi la situazione in Campania. Se De Luca deciderà di sfilarsi dal Pd e mettere in campo un suo candidato con Calenda sarà a tutti gli effetti un polo centrista al quale non potrà che guardare con qualche più o meno confessato interesse Forza Italia, soprattutto quella del Sud. Non che sia questo il piano di battaglia di Elly Schlein. Oggi punta sull’asse con i 5S e con Avs e il quadro non permetterebbe altro schema di gioco. Ma in un momento segnato da terremoti continui nella cornice mondiale escludere che si riflettano anche sul quadro interno aprendo porte che sino a ieri parevano blindate non lo si può escludere.

l'Unità

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