Il governo Meloni blocca l’aereo di Sea Watch, così la legge Piantedosi provocherà decine di morti in mare

Seabird fermato per 20 giorni
L’emendamento al decreto flussi estende agli aerei delle ong l’applicabilità delle norme Piantedosi volute per fermare le navi di soccorso

Il governo Meloni, che sottrae un miliziano torturatore al processo della Corte dell’Aia e lo riaccompagna con volo di Stato in Libia dove può continuare a torturare, non vuole testimoni che documentino i crimini commessi dalle milizie libiche di cui il governo Meloni si serve. Volendo ragionare da un punto di vista criminale, la logica non farebbe una piega. In applicazione a una norma ammazza-migranti infilata dal governo Meloni nel decreto flussi approvato ad ottobre, ieri è stato bloccato a terra per venti giorni l’aereo da ricognizione Seabird1 dell’ong Seawatch, uno degli aerei della flotta civile indispensabili ad individuare i naufraghi in tempo prima che affoghino e a documentare con video i respingimenti illegali di migranti sequestrati e deportati in Libia (e in Tunisia) da miliziani libici (e tunisini).
L’emendamento al decreto flussi estende agli aerei delle ong l’applicabilità delle norme Piantedosi volute per fermare le navi di soccorso. E’ già successo a novembre all’aereo Colibrì, di Pilotes volontaires, poi liberato dal Tar. La notifica del fermo di Seabird da parte dell’Enac, l’ente nazionale aviazione civile che dipende dal ministro Salvini, si riferisce a un volo del 30 giugno. Accusa il pilota di “non aver informato della situazione di emergenza in mare, immediatamente e con priorità, l’Ente dei servizi del traffico aereo competente e il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo nonché i Centri di coordinamento del soccorso marittimo degli Stati costieri responsabili delle aree contigue”. La documentazione allegata mostra che l’informazione dell’emergenza in mare verificatasi alle ore 15,25 sia avvenuta alle ore 15,43.
Si contestano quindi, sembrerebbe, 18 minuti di ritardo e forse di aver inviato l’informazione via email e non via radio. Giorgia Linardi di Sea watch: “Non abbiamo mai cambiato le modalità di comunicazione. Avvengono sempre via email con i centri di coordinamento e via radio con gli attori presenti nell’area del salvataggio come da normale prassi. A nemmeno una settimana di distanza dalla nostra denuncia del caso di oltre 90 persone abbandonate in mare, risultato nella morte per annegamento di due bambini oltre a un’altra persona scomparsa in acqua, ecco che arriva l’ordine di detenzione”. L’annunciato ricorso, non verrà probabilmente giudicato dalle sezioni specializzate in materia, ma da un magistrato di turno designato per il periodo estivo.
Il governo Meloni non è riuscito a impedire il decollo degli aerei di salvataggio con la circolare Enac dell’estate scorsa, scritta tanto male da risultare inapplicabile. Non c’è riuscito con ispezioni a tappeto dei velivoli in cerca di un qualsiasi pretesto tecnico utile a bloccarli. Non c’è riuscito nemmeno con l’etilometro fatto arrivare l’anno scorso in tutta fretta a Palermo. Ora conta di riuscirci utilizzando le norme Piantedosi che, sequestrando in porto le navi e tenendole lontane dalle rotte in cui avvengono i naufragi, ha fatti morire in mare non sapremo mai davvero quante persone.
l'Unità