Meloni incontra Zelensky alla messa di Papa Leone XIV, poi a Chigi con Vance e von der Leyen

La tela da tessere, ancora una volta sotto la cupola di San Pietro, nei giorni delle fibrillazioni con gli alleati europei, i botta in risposta a distanza con Macron, i paletti contro i personalismi. Alla messa Meloni abbraccia Zelensky, alle cronache c'è anche un incontro con il presidente israeliano Herzog, naturalmente gli auguri al nuovo Papa, poi via a Palazzo Chigi per l'appuntamento più importante. Non è quel faccia faccia tra Europa e Stati Uniti che aveva immaginato prima di volare a Washington un mese fa, perché a stringere la mano a Ursula von der Leyen, davanti ai fotografi nella sede del governo, non c'è Donald Trump ma il suo vice. Iniziativa apprezzata comunque, fanno sapere gli ospiti che l'ultima volta si erano visti a inizio febbraio, un'era fa, prima che l'offensiva sui dazi e le divergenze su Kiev incrinassero l'asse atlantico.
“Un occidente che vuole mantenere chiaramente la sua unità, che vuole mantenere la sua forza, che deve essere ancora in grado di disegnare la rotta. Il ruolo dell'Italia è soprattutto un ruolo legato alla necessità di favorire e alla voglia di favorire il dialogo”, dice Meloni. Sul commercio, ammette Vance, distanze ci sono, ma il dialogo può ripartire. È von der Leyen a portare al tavolo, oltre al dossier riarmo, il tema ucraina. Ci unisce, dice, la volontà di una pace giusta e duratura. Vance annuisce, l'incontro dura un'ora, costruttivo, un passo avanti per l'unità, rivendica la premier dopo sui social. Nelle stesse ore però arriva la notizia di un'altra iniziativa, i Volenterosi di cui Meloni non fa parte, sentiranno di nuovo Trump prima della telefonata cruciale, domani, con Putin.
Rai News 24