Minardo, passato a FI: “La Lega ha fallito perseguendo interessi personali”. L’accordo del Carroccio con Cuffaro


(foto Ansa)
Il colloquio
Il presidente della commissione Difesa della Camera è tornato del partito azzurro: "A chi dice più destra io rispondo che serve più centro". Il caso delle trattative tra i leghisti siciliani e Cuffaro per le prossime politiche
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“A chi dice più destra, io rispondo che serve più centro”. L’onorevole Nino Minardo racconta al Foglio le ragioni che lo hanno portato a lasciare la Lega per ritornare in Forza Italia. “Gli spazi a destra sono ormai saturi e non ci sono margini di crescita elettorale”, aggiunge il presidente della commissione Difesa della Camera. Da tempo colui che era stato espressione della “Lega terrona” e che aveva contribuito alla stipula di accordi centristi, per esempio con l’Udc, era in rotta col Carroccio. “Il problema per la Lega ma anche per altri partiti è spesso la presenza di una classe politica che pensa che il perimetro del partito corrisponda a quello degli interessi personali. E’ questo il vero fallimento”, spiega. La riprova è l’accordo che la Lega sta chiudendo in Sicilia con la Dc di Totò Cuffaro. Che garantirebbe all’ex presidente della Sicilia un seggio in Parlamento.
La notizia è questa: venerdì scorso Matteo Salvini è volato a Catania per inaugurare il viadotto San Giuliano e per altri impegni istituzionali. E’ stata l’occasione, per il vicepremier e segretario del Carroccio, per presenziare agli Stati generali della Lega, a cui hanno preso parte oltre 400 amministratori siciliani e che è stato organizzato dal plenipotenziario leghista nell’isola: Luca Sammartino. Transitato anche nel Pd e in Italia viva, Sammartino è descritto da più parti come un ras delle preferenze, potendo contare su decine di migliaia di voti. Ebbene adesso Sammartino starebbe tessendo un accordo con la Dc dell’ex presidente della Sicilia Totò Cuffaro per presentare liste congiunte alle prossime regionali che risolverebbero un gran grattacapo alla Lega. La contropartita, però, sarebbero due seggi, uno alla Camera e uno al Senato, da garantire al partito di Cuffaro alle prossime politiche. Uno dei due posti, si vocifera in queste ore nell’isola, spetterebbe proprio all’ex governatore considerato da molti impresentabile per via della condanna definitiva per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. A riprova dell’esistenza di questo dialogo ravvicinato, Cuffaro nell’evento della Lega a Catania si è fatto fotografare in primissima fila. Uno scenario che ha fatto storcere la bocca a molti leghisti moderati.
A ogni modo le considerazioni di Minardo (che aveva già aderito al gruppo Misto della Camera) sono di lungo corso. La fuoriuscita è il segno che una Lega moderata è un’idea definitivamente al tramonto? “La moderazione non è il frutto di presenze ma di politiche e di scelte strategiche. Io mi limito a leggere gli eventi, tuttavia resto convinto che il centrodestra nella sua complessità abbia bisogno di un forte e attrattivo baricentro moderato e che sarà questo a permettere di vincere la partita elettorale”, spiega allora al Foglio Minardo. Che da presidente della commissione Difesa in più occasioni s’era disallineato dal pensiero del suo partito, per esempio nella strenua difesa dell’Ucraina. O parlando della necessità di portare a termine una serie di investimenti nel campo della Difesa, punto su cui la Lega si è sempre mossa tra il timido e il timoroso. Anche questo l’ha convinta a cambiare aria? “Sarò sincero: non ho mai avuto imposizioni su questo campo e dunque ho sempre tenuto una posizione istituzionale e a tutela dell’interesse nazionale. La mia scelta è determinata esclusivamente da una riflessione politica”, risponde però l’onorevole siciliano.
Minardo, a cui era riconosciuta una competenza in materia di difesa quasi unica all’interno della Lega (e buoni rapporti con il Quirinale) ha scelto di ritornare nel partito da cui ha avuto inizio, nel 1999, la sua esperienza politica. Un “acquisto” che per i forzisti, a Montecitorio, rappresenta il quinto subentro da inizio legislatura (sono due i parlamentari “sottratti” alla Lega, l’altro è il pugliese Davide Bellomo). A destra, quindi, la priorità deve essere guardare al centro? “Senza dubbio. A chi dice più destra, io rispondo che serve più centro. C’è un fermento al centro che è sotto gli occhi di tutti: nel cosiddetto campo largo si tenterà di dar vita a un’iniziativa moderata e riformista e conseguentemente il centrodestra non potrà farsi trovare impreparato”, ragiona ancora Minardo. “Chiaramente non serve fondare nuovi partiti, ma dare più spazio nel centrodestra alle culture politiche cattoliche, liberali, riformiste e autonomiste e promuovendo politiche economiche capaci di parlare al ceto medio in difficoltà. E indubbiamente Forza Italia può e deve essere il perno di questa strategia, mi ha convinto quanto ha detto Antonio Tajani a più riprese: ‘La destra da sola perde, l’unico antidoto è avere un centro forte, alleato e alternativo alle sinistre’”.
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