Regione, scontro frontale con FdI: Bertolaso dà le dimissioni, Fontana le respinge e lo blinda (per ora)

Milano – Questa volta si è arrivati particolarmente vicini al punto di rottura. Fosse dipeso esclusivamente da lui, Guido Bertolaso da ieri mattina non sarebbe più assessore regionale al Welfare. È stato il presidente della Regione, Attilio Fontana, a rifiutarne le dimissioni e a impedirgli di lasciare la Giunta lombarda. I due ne hanno discusso proprio ieri mattina a Palazzo Lombardia e il governatore ha convinto Bertolaso a recedere dal suo proposito. Almeno per ora. La questione, infatti, potrebbe non essere del tutto chiusa, l’addio potrebbe essere solo rimandato.
Prova ne è che, secondo indiscrezioni, lo stesso Fontana, che pure – è meglio ripeterlo – ha voluto Bertolaso nel suo esecutivo e non gli ha mai fatto mancare né il proprio apprezzamento né il proprio supporto, starebbe iniziando a sondare il terreno per capire chi potrebbe eventualmente prendere il posto dell’ex Capo della Protezione Civile.
Sondaggi che sarebbero una spia del livello di conflittualità raggiunto nella Giunta lombarda tra Bertolaso e Fratelli d’Italia. I motivi che hanno portato il titolare del Welfare a scontrarsi con FdI e, quindi, a mettere sul tavolo di Fontana le proprie dimissioni sono due: l’accordo siglato con i carabinieri del Nas per capire perché le liste d’attesa in sanità non diminuiscano proporzionalmente all’aumento delle prestazioni ma anche l’andamento lento del grande progetto sestese della Città della Salute.
Sul primo tema lunedì in Giunta c’è stato un durissimo scontro tra Bertolaso e Romano La Russa, capodelegazione di FdI e assessore alla Sicurezza. La Russa ha contestato a Bertolaso di aver siglato l’accordo col Nas senza coinvolgere FdI e il resto dell’esecutivo nella definizione dei dettagli operativi del protocollo, ha espresso perplessità sull’efficacia stessa dello strumento, sottolineando come lo stesso compito ispettivo sia in capo alle Agenzie di tutela della salute (Ats) ma anche, a suo dire, all’Agenzia di Controllo del Sistema Socio Sanitario Lombardo. Ma a fare definitivamente infuriare Bertolaso è stata la proposta lanciatagli dallo stesso La Russa: farsi affiancare da una figura che possa aiutare lo stesso assessore al Welfare a far meglio il proprio lavoro e a comunicare meglio col resto degli assessori.
Troppo per Bertolaso, che a quel punto, secondo indiscrezioni, ha ricordato a La Russa di essere Medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica e ha fatto presente di non ritenere di dover prendere lezioni in merito. Sono volate urla.
L’altro tema di scontro, decisamente più importante e delicato, riguarda, come detto, il progetto della Città di Salute a Sesto San Giovanni, nell’area in cui un tempo sorgevano le storiche acciaierie Falck. Un progetto che risale ormai al 2007 e ha criticità enormi su almeno due fronti, legati a doppio filo: quello delle bonifiche e quello dei costi. Le idee di Bertolaso e quelle di Aria Spa (la controllata della Regione a torto o a ragione considerata un feudo di FdI) su come procedere con l’iter e con i lavori non coincidono, non convergono da tempo. E questa conflittualità sta producendo ritardi che stanno mettendo seriamente a rischio il rispetto della scadenza del 2027, una scadenza già molto vicina e alla quale credono in pochi.
Da qui uno scambio di accuse continuo e reciproco, soprattutto al chiuso delle stanze. Ma non solo al chiuso delle stanze: era il 18 aprile 2024, poco più di un anno fa, quando Bertolaso, in occasione di un evento pubblico al Neurologico Besta, spiazzando tutti, sottolineò come le bonifiche dovessero essere eseguite allo stesso modo sia sulle aree che ospiteranno lo stesso Besta e l’Istituto Nazionale dei Tumori, i due ospedali in predicato di traslocare da Milano a Sesto, sia sulle aree che ospiteranno funzioni e servizi collaterali a quella ospedaliera. E questo è solo uno dei temi ancora irrisolti. Quanto all’eventuale sostituto di Bertolaso, si fa il nome di Mario Melazzini, ciellino doc, già assessore alla Sanità con Roberto Formigoni, e attuale direttore generale del Welfare. Ma non è detto sia lui l’unico in rampa di lancio.
Il Giorno