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Scienza, da un dente il genoma di un vasaio: sequenziato il DNA più antico d’Egitto

Scienza, da un dente il genoma di un vasaio: sequenziato il DNA più antico d’Egitto
(foto da Adobe Stock gratis)

Chi l’avrebbe mai detto che un uomo vissuto ai tempi delle prime piramidi potesse tornare a raccontarci la sua storia grazie alla scienza? Eppure è successo davvero: per la prima volta è stato estratto e sequenziato il DNA completo di un antico egiziano, risalente a oltre 4.500 anni fa, in quella che è una vera e propria impresa scientifica e… un viaggio nel tempo. L’incredibile scoperta è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature, a cura di un team internazionale guidato dalla Liverpool John Moores University e dall’Istituto Francis Crick di Londra. E segna un traguardo a lungo inseguito sin dai primi esperimenti pionieristici del Nobel Svante Pääbo. L’uomo vissuto tra il 2855 e il 2570 a.C., durante l’Antico Regno d’Egitto (quello della prima piramide a gradoni, per intenderci), è stato scoperto nel 1902 a N\Ecco la prima curiosità: era sepolto dentro un grande vaso di ceramica, una sepoltura insolita che fa pensare a uno status sociale elevato. Ma le sue ossa raccontano un’altra storia: i segni lasciati sullo scheletro indicano una vita fatta di lavoro fisico, probabilmente come vasaio. Un artigiano? Un artista? O un lavoratore che, col tempo, era riuscito a migliorare la propria posizione? Grazie a sofisticate tecniche di estrazione e analisi genetica, i ricercatori sono riusciti a isolare il DNA da un dente dell’individuo, ottenendo per la prima volta un genoma completo dell’Antico Egitto. E le sorprese non sono mancate. Quest’uomo, morto a un’età compresa tra i 44 e i 64 anni – una longevità notevole per l’epoca – aveva origini per l’80% nordafricane e per il restante 20% legate alla Mesopotamia, cioè l’attuale Iraq. Questo dettaglio genetico ci racconta di movimenti di persone, commerci e scambi culturali lungo il Nilo e attraverso la Mezzaluna Fertile, confermando quello che gli storici avevano solo ipotizzato. “Abbiamo finalmente una prova genetica diretta dei legami tra il Nord Africa e il Vicino Oriente nel III millennio a.C.”, afferma Pontus Skoglund, tra i coordinatori della ricerca. Confrontando il genoma dell’antico egiziano con quello di oltre 3.200 individui moderni e 800 antichi, gli scienziati hanno rilevato affinità sorprendenti con popolazioni del Neolitico nordafricano, e legami con le popolazioni agricole della Mezzaluna Fertile, da dove si diffuse uno dei primi grandi modelli di civiltà. Il risultato? Un mosaico genetico che riflette perfettamente la posizione dell’Egitto come crocevia tra Africa, Asia e Mediterraneo.

Attenzione, però: si tratta di un singolo caso, e quindi non è ancora possibile generalizzare. Ma questa prima “voce genetica” dell’Antico Egitto potrebbe aprire la strada a nuovi studi e sequenziamenti. Lo sottolinea anche Adeline Morez Jacobs, prima autrice dello studio, oggi all’Università di Padova: “Questo è solo l’inizio di un’indagine più ampia sul DNA degli antichi egizi”.

Un vasaio vissuto ai tempi dei faraoni oggi ci parla grazie alla genetica. Ci racconta di viaggi, lavoro, vita quotidiana e mescolanze culturali. Una storia piccola, ma significativa, che unisce archeologia e scienza moderna, e ci ricorda che il passato è molto più vicino di quanto sembri.

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