L'effetto Lamine Yamal

Tra i trucchi dialettici del PP per giustificare la difesa di tutte le lingue dello Stato, mentre ne affossa lo status ufficiale nell'UE, c'è, secondo Alberto Núñez Feijóo, la realtà "atipica" dello spagnolo in Catalogna. Naturalmente, non si riferisce al fatto che lo spagnolo è la lingua madre del 55,5% della popolazione o che il 46,5% la considera l'unica lingua abituale, ma piuttosto al 25% che parla catalano a scuola, perché questa è la madre di tutte le battaglie che il catalano sta combattendo su più fronti. Nonostante il preoccupante declino del suo uso sociale e il quadro statale che penalizza la doppia carica nella magistratura o nell'amministrazione, la presenza del catalano nell'istruzione è stata decisiva per la sua sopravvivenza, come dimostra l'uso sfacciato della lingua da parte di giovani atleti come Lamine Yamal.
L'attaccante del Barcellona Lamine Yamal
Toni Albir / EFELa svolta dottrinale operata dalla Corte Costituzionale (TC) a seguito della sentenza dello Statuto del 2010, che ha sancito una sorta di dogma di "uguaglianza inescusabile" per tutte le lingue, ha poi legittimato alcune decisioni giurisprudenziali che hanno contribuito alla sua deufficializzazione, alla diluizione dei benefici derivanti dalla nozione di lingua propria e alla messa in discussione delle misure di normalizzazione linguistica concepite all'epoca per compensare gli squilibri storici. La sentenza ha ampliato gli effetti del dovere di conoscere lo spagnolo, che paradossalmente non si applica alle altre lingue ufficiali, fino a delegittimare l'uso preferenziale del catalano nelle amministrazioni catalane, che la stessa Corte Costituzionale aveva difeso fin dagli anni Novanta per "ridurre la preferenza schiacciante" per lo spagnolo. Per l'Alta Corte, sia questo sia la discriminazione positiva insita nella normalizzazione della lingua costituiscono un trattamento privilegiato che danneggia lo spagnolo, nonostante siano ammesse "misure proporzionate" a questo riguardo nell'istruzione o nel servizio pubblico.
Sembra che la TC abbia già redatto le relazioni e che queste siano in attesa di deliberazione.Traducendo ciò nell'ambito educativo, la Corte ha stabilito che il catalano e lo spagnolo devono essere le lingue veicolari, ribadendo, come ha fatto fin dal 1994, che il catalano è il "centro di gravità" del sistema educativo, sebbene questa volta con la limitazione che "ciò non determina l'esclusione dello spagnolo come lingua di insegnamento". È in base a una certa interpretazione di questa pronuncia, caratteristica dell'attivismo politico militante, che la Corte Suprema prima e il Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna (TSJC) poi hanno emesso diverse sentenze a partire dal 2012 che hanno interessato determinati istituti scolastici e che hanno imposto – sostituendosi al ruolo del legislatore – alla Generalitat di regolamentare la "proporzione" d'uso dello spagnolo in funzione dello stato di normalizzazione linguistica raggiunto, avvertendo che una materia in più in spagnolo non era sufficiente.
Il salto di qualità si è verificato quando, dopo che la decisione sulle iscrizioni all'anno accademico 2015-2016 era stata contestata, il TSJC ha "creato" il 25% delle ore di insegnamento nel 2020, con il pretesto che il Governo aveva trascurato il suo "mandato". Pertanto, quando la TSJC (Alta Corte di Giustizia) si preparava a mettere in atto questa decisione, il Parlamento ha approvato a larga maggioranza la Legge 8/2022 sull'uso e l'apprendimento delle lingue ufficiali nell'istruzione, che stabilisce il catalano come lingua "normalmente utilizzata come lingua veicolare e di apprendimento" e lo spagnolo come lingua curriculare nei termini stabiliti nei progetti linguistici. I criteri per l'elaborazione di questi progetti da parte dei centri, tra cui la non applicazione di percentuali, e la loro convalida da parte dell'Amministrazione sono stati regolamentati contestualmente nel decreto legge 6/2022. Visibilmente infastidito, il TSJC ha sospeso l'esecuzione del 25% nel luglio 2022 e ha sollevato un ricorso di incostituzionalità alla TC con argomentazioni simili al ricorso presentato dal PP e da Ciudadanos: in sintesi, il nuovo quadro giuridico escludeva lo spagnolo.
In caso di sentenza sfavorevole alla Legge, potrebbe esserne emanata una nuova oppure potrebbe essere modificata.Da allora, la madre di tutte le battaglie sono state le due sentenze della Corte Costituzionale. Sembra che le relazioni siano già state redatte e siano in attesa di deliberazione. È stato suggerito che il decreto legge sui progetti dei centri potrebbe essere dichiarato incostituzionale perché l'urgenza con cui è stato elaborato per affrontare l'incertezza creata e garantire la copertura dei centri non era giustificata. Se così fosse, nulla impedisce che venga reiterato nei suoi termini come legge ordinaria, o che venga eliminato e sostituito da un protocollo. Ancora più preoccupante sarebbe una sentenza sfavorevole alla legge. Potrebbe esserne creato uno nuovo oppure potrebbe essere modificato. Potrebbe anche essere emessa una sentenza interpretativa conforme, nella quale la Corte Costituzionale conferma la legittimità costituzionale nei termini stabiliti da tale organo. Ma questo potrebbe non risolvere la controversia e consentirebbe al TSJC di procedere con l'esecuzione del 25%. Ci auguriamo che la Corte non si discosti almeno da quanto affermato nel 2010 – o nel 2023 quando approvò la legge Celáa: il canone di uguaglianza tra le lingue non deve impedire al catalano di continuare a essere il baricentro del sistema, per imperativo della normalizzazione linguistica ancora imprescindibile, e allo spagnolo, come lingua curricolare, senza percentuali e nei termini pedagogicamente necessari.
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