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Le scelte divisive di Lagarde. Quanto pesa sulla Bce (e i tassi) la svolta tedesca

Le scelte divisive di Lagarde. Quanto pesa sulla Bce (e i tassi) la svolta tedesca

Ansa

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Oggi la Banca centrale europea dovrebbe tagliare ancora una volta i tassi d’interesse dello 0,25 per cento portando il costo del denaro nell’Eurozona al 2 per cento, il livello cosiddetto “neutrale”

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Oggi la Bce dovrebbe tagliare ancora una volta i tassi d’interesse dello 0,25 per cento portando il costo del denaro nell’Eurozona al 2 per cento, il livello cosiddetto “neutrale”, quello che, in teoria, garantisce stabilità dei prezzi e crescita economica nell’area. La Banca centrale europea, che ha appena smentito voci su una dipartita anticipata della presidente Christine Lagarde, è fiduciosa, come emerge dai verbali della riunione di aprile, di avere quasi vinto la lotta all’inflazione cominciata nella tarda primavera del 2022 dopo che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia aveva fatto schizzare i prezzi dei beni energetici.

In effetti, nonostante il ritardo nell’avvio della stretta monetaria che tanti osservatori economici hanno a quell’epoca rimproverato a Lagarde, nonostante le gaffe nella comunicazione e le frequenti incomprensioni con i mercati finanziari, il ritorno dei tassi al 2 per cento, dopo avere raggiunto il picco del 4 per cento a giugno 2024, potrebbe essere motivo di soddisfazione per chi, dopo l’era di Mario Draghi, ha avuto la responsabilità di guidare la politica monetaria tra pandemie, guerre e tensioni geopolitiche. Ma la missione non è ancora compiuta perché prima di terminare il suo mandato (ottobre 2027), la presidente della Bce e tutto il consiglio direttivo dell’Eurotower dovranno affrontare una sfida forse ancora più grande e insidiosa: Donald Trump e la sua politica commerciale che ha visto come ultimo atto lo stop al programma dei dazi annunciati il 2 aprile perché “illegale”.

Tale decisione, che ha avuto l’effetto di galvanizzare le borse, non è, però, definitiva. Il provvedimento, infatti, sarà impugnato da Trump in appello e approderà fino alla Corte Suprema, con una sentenza attesa entro l’inizio di luglio mentre il 9 dello stesso mese scade la tregua di 90 giorni concessa all’Europa prima di far scattare tariffe al 50 per cento secondo l’ultimo annuncio prima dell’avvio dei negoziati. Questa nuova prospettiva appesantisce il quadro d’incertezza in cui si svolgerà la riunione della Bce di giovedì. E’ opinione diffusa tra gli analisti che il tasso terminale scenderà sotto il 2 per cento. “Il mercato sta attualmente scontando un tasso terminale di circa l’1,7 per cento che a nostro avviso sembra ragionevole”, affermano gli analisti di Pimco. E questo proprio perché esiste un rischio di rallentamento economico nell’area euro che la Bce dovrà cercare di prevenire usando la leva della politica monetaria anche per agevolare il cambio euro-dollaro nelle esportazioni europee con gli Stati Uniti. Per la verità, come afferma uno studio di Ing, finora l’economia dell’Eurozona si è mostrata piuttosto resiliente con un inatteso rialzo nel primo trimestre e questo potrebbe motivare alcuni membri della Bce a sospendere il ciclo dei tagli e ad attendere invece la riunione di luglio. Proprio ieri l’Ocse ha confermato le previsioni di crescita dell’area all’1 per cento nel 2025 mentre ha tagliato quelle degli Stati Uniti all’1,6 per cento contro il 2,2 per cento di tre mesi fa, segno che il disaccoppiamento tra le due sponde dell’Atlantico sta diventando realtà. Ma si tratta di una crescita debole e comunque l’incertezza commerciale pesa sul futuro dei paesi dell’Unione, in particolar modo dell’Italia che, secondo, l’Ocse, vedrà il pil allo 0,6 per cento nel 2025 e allo 0,7 nel 2026, livello un po’ sotto le previsioni.

Così, se da un lato la Bce pensa di avere terminato la lotta all’inflazione dall’altra è consapevole che altri choc che si nascondono dietro la porta potrebbero rianimarla. Per questa ragione, negli ultimi tempi si è intensificata la discussione tra chi, come l’economista Philipe Lane, è del parere che un tasso accomodante livello europeo possa essere considerato anche sotto l’1,5 per cento proprio per continuare a sostenere l’economia e chi, come la tedesca Isabel Schnabel, ritiene che non è il momento di abbassare la guardia sul fronte dell’inflazione. Secondo un’analisi di Algebris, la Bce deve affrontare un “caos”: porterà il tasso di deposito al 2 per cento nel meeting di oggi ma d’ora in poi dovrà bilanciare il sostegno alla crescita con il rischio di una nuova pressione inflazionistica: “Se i dazi venissero portati al 50 per cento, Francoforte potrebbe trovarsi costretta a un approccio più deciso”, spiega la società d’investimento. E’ il solito dilemma, che si pone ai banchieri centrali, i quali, questa volta, dovranno valutare un'altra incognita: quanto peserà sull’economia dell’Eurozona l’ingente pacchetto di stimoli tedesco? Per Lagarde non è ancora il momento di dormire sugli allori.

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