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Il servizio di Sinner e di Leone XIV

Il servizio di Sinner e di Leone XIV

"Data la sua passione per il tennis, perché non organizzare una partita di beneficenza? Io porto Agassi...", aveva proposto lunedì una giornalista. "Basta che non porti Sinner...", aveva scherzato il Papa, alludendo al significato inglese del cognome di Jannik, “peccatore”. Ma poi deve averci ripensato, alla luce del Vangelo: chi è senza peccato, scagli la prima pallina. E così ieri Leone XIV ha ospitato, in Vaticano, Sinner che si è presentato con racchette e pallina: "Vuole giocare un po’?". Il Pontefice ha sorriso indicando il prezioso arredamento: "Qui meglio di no... A Wimbledon mi farebbero giocare". Perché la talare bianca rispetta la tradizione cromatica del torneo londinese. Il fresco numero 1 del ranking vaticano e quello Atp hanno scherzato e sorriso. Un bell’incontro, forse neppure così improvvisato come sembra. Ha senso che uno dei primi ospiti del nuovo Papa sia stato un atleta. In un mondo in guerra, Leone XIV ha aperto subito le porte allo sport che gioca sempre per la pace. Una partita di tennis inizia come dovrebbe vivere sempre la chiesa: col servizio. Da Gregorio I in poi, il Papa è il “Servo dei servi di Dio”. Leone XIV, che ha servito gli umili in Perù, prolunga la missione di Francesco, Papa degli ultimi, che ha portato la chiesa fuori dal Vaticano, verso la gente. Inside out, dicono i tennisti. Il tennis non innalza muri, crea ponti che si chiamano lob, al massimo tende una rete, ma su quella rete gli avversari alla fine si stringono le mani. Immaginate come rosica l’australiano in canotta che vede Jannik vincere e sorridere col Papa. Amen. Kyrgios eleison.

La Gazzetta dello Sport

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