Seleziona la lingua

Italian

Down Icon

Seleziona Paese

Italy

Down Icon

Ius scholae, Forza Italia sfida Lega e Fratelli d’Italia sul fronte dei migranti

Ius scholae, Forza Italia sfida Lega e Fratelli d’Italia sul fronte dei migranti

FI chiama, Pd risponde

Tajani rilancia le avances ai dem: “Pronti a portare in aula la nostra legge”. Aprono anche Conte, Renzi e Calenda. E i padani si infuriano: “Dagli azzurri proposta irricevibile”

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

Tajani, il mite e prudente per antonomasia, gioca d’azzardo e gioca duro. Ventiquattr’ore dopo lo sparo d’inizio del capogruppo azzurro Nevi, già di per sé fragoroso, il leader rincara e alza la posta. “Se il Pd chiede di calendarizzare lo ius scholae siamo pronti ad approvarlo con loro”, aveva detto Nevi. Tajani precisa ma senza smentire anzi confermando in pieno: “Non è che noi siamo pronti a votare con il Pd. È il Pd che deve votare la nostra proposta: chiunque vuole la vota. Siamo pronti a discuterla con tutti. Il Parlamento è sovrano”. L’ipotesi che Fi votasse una legge del Pd era in effetti tanto irrealistica da non destare neppure preoccupazioni. Ma messe le cose come fa Tajani il discorso cambia.

I primi a reagire sono gli esponenti della minoranza Pd. Si lanciano senza esitare. “L’apertura di Fi è una possibilità che va verificata ed esperita”, apre le danze Sensi e da quel momento le dichiarazioni dei riformisti del Pd piovono a raffica. Elly resta coperta. La proposta di Tajani, in sé, non somiglia a quella del Pd. Con 10 anni di “scuola con profitto” necessari per la cittadinanza è addirittura, come afferma lo stesso ministro degli Esteri, “più restrittiva della situazione attuale”. Ma politicamente la posizione di Fi è una bomba e Conte, con i riflessi più pronti della segretaria del Pd, non si lascia sfuggire l’occasione: “Se Fi è conseguente noi non aspettiamo altro”. Calenda segue a ruota: “Se Fi porta la proposta la sosterremo”. Renzi prova a scoprire le carte del forzista approfittando del question time al Senato: “Fate sul serio?” Tajani non abbocca: “Sono qui in veste di ministro degli Esteri. Non è la sede adatta per parlare di ius scholae”. I corridoi del Senato però lo sono ed è lì che il ministro e leader azzurro si dichiara pronto a prendere i voti di chiunque.

La Lega s’infuria: “Proposta tecnicamente sbagliata e irricevibile anche dal punto di vista politico”. Lupi, capo di Noi Moderati, una costola di Fi, si spaventa: “La nostra posizione è nota ma non c’è bisogno di forzature che rischiano di spaccare l’unità della maggioranza”. La replica di FdI è un capolavoro di diplomazia. Il partito di Giorgia non mette in campo i pezzi da novanta. Si affida alla responsabile immigrazione Sara Kelany, che evita polemiche: “Per noi la legge sulla cittadinanza va bene così com’è, ma non viviamo le dichiarazioni di Fi come un problema. Con gli amici ci confrontiamo”. Fi è impegnata anche in un’altra e non meno incandescente sfida. Si dichiara pronta al “dialogo con le opposizioni” permigliorare la legge sul fine vita e poi lasciare libertà di coscienza”. L’elemento da migliorare è la decisione di tagliare fuori dall’assistenza al fine vita il servizio sanitario nazionale. La restrizione dovrebbe servire a svuotare dall’interno, privatizzandola e rendendola dunque proibitiva per buona parte della popolazione, una legge sul suicidio assistito che la maggioranza vara solo perché sferzata dalla Consulta ma senza alcuna intenzione di fare sul serio. Solo che la norma privatizzante è a forte rischio di incostituzionalità e crea perplessità palesi, persino esplicitate nell’incontro tra il Pontefice e la premier di due giorni fa al Vaticano, nelle stesse gerarchie ecclesiastiche. Fi, forse anche pressata dai Berlusconi decisi a puntare sul partito azzurro come espressione dei diritti civili nella destra, cavalca quei dubbi e rompe il fronte della maggioranza.

Per Tajani è un azzardo multiplo. Se va fino in fondo, chiedendo di calendarizzare in settembre la sua legge sullo ius scholae rischia di far deflagrare la maggioranza e oltretutto su una posizione che l’elettorato di centrodestra certo non gradisce. La strategia che ha adottato è però l’unica in grado di differenziarlo non solo sul piano delle sfumature dal resto della destra per proporsi come unico vero rappresentante di un centro che a sinistra non esiste e non esisterà. È un serbatoio di voti di grandissime dimensioni, se tutto andasse bene basterebbe a compensare con gli interessi i voti che Fi rischia di perdere con una posizione invisa alla maggior parte della base di destra. Il rischio di spaccare la destra è calcolato. Tajani ha chiarito che non è disposto a trattare col Pd la sua legge. È quella che è: la si può votare o meno, non emendare. Dalle parti di Fi sono convinti che, su questa base, il Pd si chiamerà fuori. Ma non è affatto detto che sia così.

Il rischio insomma c’è ma quella di Tajani è quasi una scelta obbligata. Né lui né tanto meno l’azionista di maggioranza, la famiglia Berlusconi, intendono ricoprire per l’eternità un ruolo vassallo. Puntano a un asse nella peggiore delle ipotesi paritario con la destra e a occupare una posizione che, essendo in grado di dialogare anche con la sinistra, ne moltiplichi il peso specifico. Non è una postazione che si possa conquistare senza correre rischi. SeTajani sia davvero pronto a correrli lo si capirà solo se e quando chiederà la calendarizzazione dello ius scholae della discordia.

l'Unità

l'Unità

Notizie simili

Tutte le notizie
Animated ArrowAnimated ArrowAnimated Arrow