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Il dibattito tra Della Vedova e Prandini sulla "carne sintetica", un anno dopo l'aggressione

Il dibattito tra Della Vedova e Prandini sulla "carne sintetica", un anno dopo l'aggressione

La stretta di mano tra Benedetto Della Vedova ed Ettore Prandini (foto di Vincenzo Nuzzolese per SOPA Images via Getty Images)

Il deputato di +Europa ha scelto di ritirare la querela nei confronti del presidente della Coldiretti in cambio di un confronto con gli scienziati, che Lollobrigida ha sempre negato

I protagonisti sono gli stessi e l’argomento è lo stesso, ma il clima è molto diverso. Disteso e dialogante. Benedetto della Vedova ed Ettore Prandini si rivedono per parlare di “carne sintetica” oltre un anno e mezzo dopo quando, il 16 novembre 2013, giorno dell’approvazione della legge Lollobrigida che vieta la carne coltivata, il presidente della Coldiretti urlando “delinquente” e “buffone” aggredì fisicamente il parlamentare di +Europa che manifestava pacificamente davanti Montecitorio contro la norma del governo promossa dall’associazione degli agricoltori. Stavolta i due non si sono ritrovati davanti alla Camera dei deputati ma dentro, nella Sala della Regina, per il convegno “Carne coltivata: discutiamone”.

L’incontro di ieri è comunque figlio dello scontro del 2023. O meglio, la soluzione di quello che era diventato un contenzioso legale, dato che Della Vedova aveva querelato Prandini. La questione si è risolta con una lettera di scuse del presidente della Coldiretti: “Non ho mai voluto mettere in discussione l'esercizio del Suo voto parlamentare, e comunque della Sua azione politica e parlamentare, ai quali riconosco piena legittimità, nella diversità di vedute sul merito della questione della carne coltivata” ha scritto Prandini, offrendo la sua disponibilità a partecipare a un dibattito sul tema come richiesto dal deputato di +Europa. Nella risposta al leader della Coldiretti, Della Vedova ha “preso atto della sua spiegazione e, pur nella diversità di vedute, della legittimazione che ha fornito al mio impegno politico e parlamentare” e ha organizzato l’iniziativa che si è tenuta a Montecitorio come “parte dell’accordo in base al quale ritiro la mia querela”. Insomma, l’obiettivo di Della Vedova era quello di costringere la Coldiretti a un dibattito che non c’era mai stato, in cambio del ritiro della querela: da radicale di scuola pannelliana ha rinunciato all’azione giudiziaria per portare avanti l’azione politica, preferendo il dibattito al dibattimento.

In effetti, la discussione è stata proficua e di alto livello, anche perché le regole d’ingaggio hanno previsto la partecipazione di tre esperti indicati dalla Coldiretti (Antonio Gasbarrini, Giuseppe Campanile e Felice Adinolfi) e tre indicati da +Europa (Alessandro Bertero, Luciana Rossi e Michele Antonio Fino). E questo è un aspetto che riguarda, indirettamente, alcune scelte del governo. Il ministro della Salute Orazio Schillaci e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, i due promotori della legge Made in Coldiretti) hanno nominato un “Tavolo tecnico interministeriale” sulla normativa europea sui novel food, che ha prodotto dei commenti alle nuove linee guida dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), indicando criteri molto più rigidi per l’eventuale approvazione di cibi a base cellulare. Il tavolo, che nei suoi pareri ha espresso la stessa posizione della Coldiretti, ha una peculiarità: come rivelato dal Foglio, tutti gli “scienziati indipendenti” scelti dal governo fanno parte di Aletheia, una fondazione della Coldiretti. La notizia aveva suscitato scalpore nella comunità scientifica, tanto che un gruppo di esperti in materia scrisse una lettera al ministro Lollobrigida chiedendogli di essere coinvolti in un nome di un approccio più plurale. Non hanno mai avuto risposta.

Nel confronto di ieri alla Camera i tre esperti indicati da Prandini sono, anche in questo caso, tutti membri della sua fondazione Aletheia (si vede che il governo pesca nello stesso bacino della Coldiretti). Mentre quelli scelti da Della Vedova erano tra i firmatari dell’appello a Lollobrigida. L’aspetto positivo dell’incontro è che, nella diversità di vedute, tutti hanno ritenuto il confronto “stimolante”, ognuno ha riconosciuto le competenze dell’altro, non c’è stata alcuna delegittimazione reciproca e, alla fine, la conclusione tra gli esperti è stata che in realtà “non c’è divisione” ma un “unico flusso” di ricerca con punti di vista diversi sulle varie sfide che toccano la carne coltivata e quella da allevamento: scalabilità economica, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare.

Il dibattito tra Della Vedova e Prandini dimostra tre cose. La prima è che su argomenti così complessi non servono divieti tanto populisti quanto inutili, ma confronti seri fra politici ed esperti. La seconda è che Lollobrigida non ha nulla da temere se, ogni tanto, esce fuori dal recinto della Coldiretti (lo fa anche la Coldiretti!): è paradossale che su temi così importanti nei tavoli istituzionali ci sia la monocoltura e per trovare un po’ di biodiversità si debba ricorrere a incontri informali. La terza, forse banale ma più importante, è che con chi la pensa diversamente è preferibile usare le parole al posto delle mani.

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