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Meloni in Libia e Turchia: la mossa a sorpresa della Premier. Giorgia accelera su migranti e dossier economici - Retroscena

Meloni in Libia e Turchia: la mossa a sorpresa della Premier. Giorgia accelera su migranti e dossier economici - Retroscena

A Palazzo Chigi dicono che sia stata una decisione maturata dalla premier nelle ultime ore, e dopo un breve vertice con i ministri Matteo Piantedosi, Antonio Tajani, alla presenza del sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano e del consigliere diplomatico di Chigi Fabrizio Saggio, è partita verso Libia e Turchia.

Giorgia Meloni non è nuova a queste visite a “sorpresa”, come avvenuto per il caso della giornalista Sala, prigioniera del regime iraniano, quando, per sbloccare la situazione, senza pensarci due volte, decise in poche ore di volare da Trump in Florida a gennaio, o sempre in Tunisia ad aprile scorso, quando fece una visita lampo, prima del Consiglio europeo a Bruxelles. Pur essendo meticolosa e preciso al limita del maniacale, ha anche questa vena di folle improvvisazione che la rende imprevedibile ma allo stesso spesso efficace quando si tratta delle relazioni internazionali. Si tratta della quinta volta che Giorgia Meloni incontra Kais Saied, il discusso presidente della Tunisia, segno tangibile che la relazione con il paese africano è considerata strategica per il governo italiano. In questo caso, la premier italiana voleva non solo avere rassicurazioni sul fronte migranti, ma anche avere un confronto franco sui vari dossier economici aperti tra i due paesi. Un fonte diplomatica, sostiene che il presidente tunisino, avrebbe fatto sapere, in via informale, proprio alla premier, la sua delusione per l'atteggiamento adottato dal parlamento europeo di fronte alle sue richieste, dopo l’accordo firmato, nel luglio del 2023, con la premier italiana, alla presenza della presidente della commissione Ursula Von der Leyen e dell’allora presidente olandese (ora alla guida della Nato) Mark Rutte. I successivi viaggi della premier italiano hanno avuto anche l’intento di chiarire al leader tunisino, che lei è donna di parola e che è garante dell’assoluto rispetto degli accordi siglati.

E d'altra parte che la formula degli accordi con i paesi terzi sia una scelta giusta nella gestione dei migranti da parte dell’Europa (forse l’unica percorribile attualmente) è dimostrato dai dati sugli sbarchi sulle coste italiane del 2024. Secondo i dati di frontex, l'Italia ha registrato un calo degli arrivi di migranti irregolari via mare del 60% rispetto allo scorso anno. Secondo l'agenzia europea per il controllo delle frontiere, il risultato è "principalmente dovuto alle misure preventive adottate dalle autorità tunisine e libiche per ostacolare le attività dei trafficanti". Le partenze dai due Paesi rappresentano il 92% degli arrivi segnalati sulla rotta del Mediterraneo centrale. La Libia, in particolare, è diventata il principale punto di partenza delle rotte migratorie verso l’Italia, superando nettamente la Tunisia, che aveva dominato nel 2023. Nei primi sette mesi del 2025 sono sbarcati in Italia 36.545 migranti via mare, con un incremento moderato del 9,15 per cento rispetto ai 33.480 dello stesso periodo del 2024, ma in netto calo del 58,7 per cento rispetto agli 88.464 dello stesso periodo del 2023. In forte calo le partenze proprio dalla Tunisia, che sono passate da 12.052 a 2.393, con una diminuzione dell’80,1 per cento. Ma con il leader tunisino Meloni ha anche parlato di piano Mattei, che sta cominciando registrare i primi importanti traguardi anche in Tunisia e di accordi su energia ed agricoltura, soprattutto alla luce di un accordo sui dazi tra Ue e Usa, che pare tutt’altro che rassicurante.

La presidente del Consiglio, a quanto si apprende, avrebbe rimarcato l’impegno italiano per la realizzazione dell’elettrodotto Elmed, un’infrastruttura definita “strategica” per i due Paesi e per il continente europeo. Per giunta, il progetto interessa anche il settore privato italiano, che si occupa già della produzione di energie rinnovabili in Tunisia. Un vero e proprio "ponte energetico" tra Italia e Tunisia, che metterà in collegamento due grandi sistemi elettrici, quelli di Europa e Nord Africa. L’opera verrà realizzata grazie alla sinergia e alla cooperazione tra Terna e Steg, le società che gestiscono le reti elettriche dei due Paesi. Nella giornata di oggi invece è previsto l’incontro con il premier turco Recep Tayyip Erdoğan, con il quale nell'ultimo incontro a Roma aveva chiuso accordi commerciali che nelle intenzioni dei due leader dovrebbe presto far salire l’interscambio tra i due paesi dai 32 miliardi di dollari di adesso ai 40 miliardi di dollari in pochi anni.

In ballo ci sono progetti infrastrutturali in Turchia, Tanzania, Uganda, una nuova linea dell'alta velocità, un nuovo cavo sottomarino nel Mediterraneo dell'italiana Sparkle in collaborazione con la turca Turkcell, un accordo fra Leonardo e Baykar per la progettazione, lo sviluppo e la produzione (in Italia) di droni dedicati da fornire prioritariamente ai partner della NATO e dell'Unione. Ma con Erdogan Meloni parlerà anche di geopolitica, di Libia, in primis, che è ancora il primo paese di sbarco per i migranti diretti in Italia, e di Siria, oltre che di Ucraina e Gaza.

Proprio su questo fronte, mercoledì Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, nel corso del quale ha definito la situazione nella Striscia "insostenibile e ingiustificabile. Fonti diplomatiche di Palazzo Chigi, dicono che la premier italiana abbia deciso di intervenire decisamente con il premier israeliano, per cercare di porre fine a quella che appare sempre più come una inutile ed assurda carneficina di civili palestinesi. E per questo motivo ritiene oltremodo inopportuna la mossa di quanti, come Francia e Gran Bretagna hanno annunciato di voler riconoscere lo Stato di Palestina (che in realtà non esiste come entità stato vera e propria, dal momento che in Cisgiordania, comanda Hamas, dietro al paravento del presidente Abu Mazen, al governo dal 2005, ma senza nessun potere esecutivo reale e che pare ormai aver perso anche credibilità ed autorevolezza sia in patria che a livello internazionale). Sui migranti Meloni sta cercando di inaugurare una nuova fase nei rapporti con il leader turco (che occorre non dimenticare, tre anni fa l’allora premier Mario Draghi definì un dittatore), improntati al dialogo e alla cooperazione, anche perché la Turchia ha ormai allargato e di molto, la sua influenza sulla Libia, la Siria, e il Corno d’Africa in generale.

“Ankara mira a trasformare la Libia in un avamposto strategico, ampliando la propria influenza economica e militare in Nord Africa, spesso in contrasto con l’Italia, che storicamente ha avuto interessi nella regione. A Giorgia Meloni non resta altro che cercare, come ha fatto in questi mesi, di cercare di ritagliare per il nostro paese un ruolo di primo piano, in Europa, nelle relazioni con l'ingombrante vicino turco. Come si suol dire, se non puoi sconfiggere il tuo nemico, fattelo amico” dice una fonte diplomatica di Chigi. Meloni insomma vuole apparire di fronte ai leader internazionali, così come l’ha dipinta l’autorevole giornale inglese The Times, l’ennesimo che le ha dedicato un lungo editoriale, e che scrive testuale che” Meloni è la prima leader italiana eletta da decenni a fare una figura seria sulla scena internazionale".

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