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Perché sul caso Almasri rischia anche Bartolozzi, capo di gabinetto al ministero della Giustizia di Nordio

Perché sul caso Almasri rischia anche Bartolozzi, capo di gabinetto al ministero della Giustizia di Nordio

I ministri al voto dell'Aula

La capo di gabinetto di via Arenula avrebbe avuto un ruolo centrale. Anm: “Processo con ricadute politiche”. Il Guardasigilli: “Inaccettabile invasione”

Photo credits: Luigi Mistrulli/Imagoeconomica
Photo credits: Luigi Mistrulli/Imagoeconomica

Osama Almasri doveva essere immediatamente arrestato e non invece riaccompagnato a Tripoli con il Falcon 900 dei Servizi. Lo ha deciso il tribunale dei ministri di Roma. Il collegio, composto dalle giudici Maria Teresa Cialoni, Donatella Casari e Valeria Cerulli, ha ritenuto credibile la testimonianza di Luigi Birritteri e ha quindi chiesto di procedere nei confronti dei ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, accusati, fra l’altro, di omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento. Alle tre magistrate, l’ex capo del Dipartimento dell’amministrazione della giustizia di via Arenula aveva raccontato di aver predisposto gli atti, come riportato in esclusiva dall’Unità lo scorso 30 maggio, per poter trattenere in Italia il feroce e spietato generale libico, sulla cui testa pendeva un mandato di arresto per crimini contro l’umanità emesso dalla Corte dell’Aia.

Almasri era stato fermato lo scorso 19 gennaio dalla Digos a Torino, dove si era recato per vedere una partita della Juventus. La notizia del fermo era poi arrivata a Roma. L’ufficio di Birritteri si era subito attivato e aveva preparato una bozza di provvedimento da far firmare a Nordio, che consentisse di trattenere Almasri in carcere, sanando la mancata interlocuzione preliminare, che normalmente avviene, con il Ministero della Giustizia e che poteva rendere inefficace il fermo del libico. Si trattava, va ricordato, dell’atto che stava aspettando la Procura generale di Roma, chiamata a decidere se convalidare o meno l’arresto, e che si era rivolta direttamente a Nordio “in attesa delle determinazione della Signoria Vostra in ordine alle attività da porre in essere”. La bozza, inviata da Birritteri per mail alla capo di gabinetto del ministro, la giudice siciliana Giusi Bartolozzi, era però rimasta tale. Nordio, infatti, non l’aveva firmata, né aveva risposto alle sollecitazioni della Procura generale di Roma che, nella serata del successivo 21 gennaio, ordinerà la liberazione di Almasri, poi riportato con l’aereo dei Servizi a Tripoli, dove sarà accolto con tutti gli onori.

La Procura di Roma, diretta da Francesco Lo Voi, aveva allora iscritto nel registro degli indagati Nordio, Piantedosi, Mantovano e la premier Giorgia Meloni. Trattandosi di reati ministeriali, l’incartamento era stato trasmesso al Tribunale dei ministri che, in queste settimane, ha svolto le indagini di competenza, interrogando i vertici dei Servizi, il capo della Polizia e i vari dirigenti del Ministero della giustizia, come appunto Birritteri. Nordio, per la cronaca, non è stato sentito e non ha chiesto di essere sentito. Il ruolo centrale in tutta la vicenda pare averlo avuto proprio la capo di gabinetto di Nordio, che ha gestito in prima persona la procedura “ad insaputa”, ed è questo il sospetto delle giudici, dello stesso ministro. La magistrata è quella che in questo momento rischia di più in caso di uno stralcio, non avendo alcun “paracadute”. Meloni è stata archiviata, Nordio, Piantedosi e Mantovano potranno invece contare sul Parlamento, che certamente negherà l’autorizzazione a procedere nei loro confronti.

E proprio sulla posizione della magistrata, ieri c’è stato un botta e risposta fra il presidente dell’Anm Cesare Parodi ed il Guardasigilli. Il capo dell’Anm, fresco di promozione da parte del Csm a procuratore di Alessandria, durante la trasmissione Radio Anch’io, ha ricordato, non facendo il nome di Bartolozzi, che “un processo dove vengono accertati magari in via definitiva certi fatti ha evidentemente un ricaduta politica, neanche tanto indirettamente, sulle persone coinvolte”. Una dichiarazione che ha “sconcertato” Nordio. “Non so come si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome, per quanto almeno mi risulta, non è citato negli atti. In caso contrario, dovrei desumere che Parodi è a conoscenza di notizie riservate”, ha replicato Nordio. “Quanto all’aspetto politico – ha aggiunto – considero queste affermazioni, fatte da un autorevole rappresentante Anm, una impropria ed inaccettabile invasione di prerogative istituzionali”. Sulle dichiarazioni di Parodi è intervenuto anche Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia: “Si resta veramente stupefatti di fronte a queste esternazioni, che peraltro provengono da una persona che in altri contesti ha mostrato ben altro equilibrio”. “Purtroppo quando si diventa presidente dell’Anm sembra che sia obbligatorio perseverare nell’uso politico dalla giustizia, andando fuori tema e varcando, in maniera inaccettabile, i confini della propria funzione”, ha quindi concluso Gasparri.

l'Unità

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