Salario minimo in Toscana, il governo Meloni fa la guerra a Giani alla vigilia delle elezioni e impugna la legge regionale

Altro che Zes nelle Marche
Nelle Marche favori e regali, in Toscana schiaffoni. È l’ambivalenza del governo Meloni nelle Regioni che si apprestano a ritornare al voto per le Regionali in autunno.
Nella prima infatti a giocarsi la riconferma è il governatore uscente Francesco Acquaroli, esponente di Fratelli d’Italia e fedelissimo della premier Giorgia Meloni, mentre nella seconda è l’esponente Dem Eugenio Giani a cercare il bis.
È anche così che si spiegano i comportamenti tenuti negli ultimi giorni da Palazzo Chigi, che con Meloni e Tajani vola in fretta e furia ad Ancona per portare ad Acquaroli la Zona Economica Speciale (con le sue agevolazioni fiscali) come le Regioni del Mezzogiorno, mentre con la Toscana “rossa” inizia una battaglia a carte bollate.
Nello stesso Consiglio dei ministri di lunedì 4 agosto in cui l’esecutivo ha deliberato la Zes per le Marche, il governo ha anche deciso di impugnare una legge della Regione Toscana che favorisce l’adozione di un salario minimo da parte di alcune categorie aziendali.
L’impugnazione di lunedì è in realtà solo l’ultimo scontro di una vera e propria guerra tra governo e Giani: quello sul salario minimo è il quarto provvedimento introdotto dalla Regione Toscana che Palazzo Chigi blocca in un anno dopo quelli sul turismo, sulle concessioni balneari e sul suicidio assistito.
Ultimo oggetto del contendere è la legge numero 30 del 18 giugno 2025: prevede che nei bandi di gara pubblici regionali siano favorite le aziende che pagano i propri dipendenti almeno 9 euro lordi all’ora, con l’obiettivo di incentivare le imprese in settori come pulizie, guardiania e fattorinaggio, che scaricano sulla propria forza lavoro i ribassi proposti per ottenere contratti pubblici, ad aumentare i salari.
La soglia indicata, i 9 euro l’ora, è la stessa presente nella proposta parlamentare delle opposizioni di centrosinistra nel 2023 e che la maggioranza Meloni aveva fortemente contrastato. In Regione Toscana invece la legge sul salario minimo nei bandi di gara era stata approvata col voto favorevole dei partiti di governo di centrosinistra e del Movimento 5 Stelle, mentre la destra si era astenuta.
Palazzo Chigi ha motivato l’impugnazione del provvedimento della Toscana sulle basi delle leggi statali sulla tutela della concorrenza, citando l’articolo 117 della Costituzione, che attribuisce allo Stato la competenza sulle norme che riguardano la concorrenza. Il presidente della Toscana Eugenio Giani ha annunciato che la Regione farà ricorso contro l’impugnazione alla Corte Costituzionale.
l'Unità