Questa è stata la svolta più dannosa del Primo Ministro fino ad oggi, ma il costo maggiore è quello politico.

È stata una settimana dolorosa da guardare.
Un'inversione di rotta al rallentatore, culminata in una marcia indietro a mezzanotte, quando il numero 10 ha accettato di cedere ai parlamentari ribelli giovedì sera.
Le concessioni sono considerevoli. Tra gli altri compromessi, significano che gli attuali richiedenti dei sussidi per l'indipendenza personale (PIP) e dell'aspetto sanitario del Credito Universale saranno tutelati dalle riforme del welfare.
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Alcuni parlamentari, come Diane Abbott e Nadia Whittome, non sono convinti, ma non sono mai stati in cima alla lista dei ribelli che il governo si aspettava di persuadere.
Ora i ministri sperano che, con il sostegno di parlamentari come Dame Meg Hillier, presidente del Comitato speciale del Tesoro, il disegno di legge venga approvato dalla Camera dei Comuni.
Ma i loro problemi non finiranno qui.
In primo luogo, c'è la questione finanziaria. La Resolution Foundation stima che le concessioni costeranno 3 miliardi di sterline dei 5 miliardi di sterline che il Cancelliere sperava di risparmiare con le riforme del welfare.
Il portavoce del primo ministro afferma che le modifiche saranno interamente finanziate dal bilancio e non ci sarà alcun aumento permanente dei prestiti. Non commenterà eventuali aumenti delle tasse per colmare il divario nelle finanze di Rachel Reeves.
Il costo maggiore, però, è quello politico.
Un anno fa, quando Sir Keir Starmer entrò a Downing Street con una schiacciante maggioranza, pochi avrebbero potuto immaginare come si sarebbero svolti gli ultimi giorni.
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Oltre 120 parlamentari, circa un terzo dei deputati laburisti e più del numero totale dei parlamentari conservatori, si sono preparati pubblicamente a ribellarsi a una politica fondamentale.
Come si è arrivati a questo punto? Come hanno fatto il primo ministro e le persone intorno a lui a non prevedere una rivolta in arrivo, quando da settimane c'erano segnali di malcontento tra i parlamentari?
Sono queste le domande che si pongono dietro le quinte i vertici del partito laburista.
Il portavoce di Sir Keir afferma che il primo ministro interagisce costantemente con i colleghi e che il coinvolgimento parlamentare assume molteplici forme.
Ma la mancanza di coinvolgimento dei parlamentari di secondo piano ha portato il primo ministro alla sua inversione di rotta più dannosa, e questa settimana lo perseguiterà ben oltre il voto decisivo di martedì.
Sky News